mercoledì 25 maggio 2022

I POVERI E L’OLIO

 

         Nell’occasione che Gesù si trovava a Betania, in casa di Simone il lebbroso, parla per la prima volta dei poveri e di un uso particolare dell’olio odorifero. Matteo 26:11 I poveri, infatti, li avete sempre con voi, me, invece, non sempre mi avete. Da questa espressione si deduce che il sistema umano che Dio ha prescritto per questo mondo sia eterogeneo in funzione della condizione di vivibilità e del benessere che l’uomo può trarre dal suo lavoro e dalla sua esistenza. In questo mondo non è considerata una uguaglianza economica umana per il fatto che, questa condizione sarebbe in contrasto con il libero arbitrio e la stessa volontà decisione dell’uomo. Soprattutto se avesse dovuto essere anche di capacità intellettiva uguale l’umanità sarebbe stata un uno strumento di un sistema superiore che avrebbe inciso riducendo o standardizzando la crescita del progresso nel mondo. Ecco perché Gesù disse che i poveri li avrete sempre, perché essi fanno parte, in modo intrinseco, del sistema umano che meno sarà attaccato da satana perché già sofferente e più sensibile ai valori spirituali che ci legano a Dio. Infatti, Gesù ha scelto i poveri per smascherare i ricchi ma anche, li nomina nell’ambito spirituale per primo nel discorso della montagna, Matteo 5:3 Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. I poveri prendono parte attiva tra quelli che apprenderanno il vangelo: Matteo 11:5 ….  ai poveri è predicata la buona novella.   Gesù stesso si immedesima di appartenere alla classe dei poveri dando un profondo insegnamento alla classe gerarchica umana che sia i poveri che i ricchi hanno un dovere di esistenza, Matteo 8:20 Gli rispose Gesù: Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo. Un grande esempio di insegnamento dà di non sperare in ricchezze eccessive in questo mondo ma giusto quello che il Signore ci permette di avere ogni giorno lo dobbiamo considerare sufficiente per la sopravvivenza. Tuttavia, il Signore può farci ricchi come ha fatto con Giobbe, Salomone e molti altri, ma è importante accettare sempre la provvidenza che Dio ci dà. Notiamo, ora, che la discussione sulla poco tutela dei poveri che Gesù manifesta, nell’esempio in oggetto, è strettamente legata più alla scelta preferenziale dell’olio odorifero che la donna ha versato a Gesù che al ricavato della sua vendita e distribuzione del suo valore ai poveri. Infatti, il valore dell’olio, secondo l’apostolo, se fosse stato venduto invece di ungere il capo di Gesù avrebbe potuto essere distribuito ai poveri. Anche qui, i poveri vengono trascurati o sottostimati per dare precedenza all’unzione del capo di Gesù. Ci si chiede perché non i ricchi avrebbero dovuto provvedere a comprare l’olio per ungere il capo di Gesù, invece di restringere la distribuzione del ricavato della sua vendita ai poveri? In questo caso, subentra il collegamento al primo verso delle beatitudini, ove, i poveri saranno beati, essendo che, soffrono in spirito per amore di Gesù. Infanti, proprio perché del loro soffrire in spirito, per loro è aperto il regno di Dio. In riguardo al soffrire in spirito, anche i ricchi, se di buona indole, possono soffrire per Gesù, ma quale è la differenza tra il soffrire dei poveri e il soffrire dei ricchi? Se i ricchi e i poveri possono avere in comune il sentimento del soffrire, i poveri in più hanno la posizione di povertà che i ricchi non hanno. Ecco perché sono privilegiati a versare l’olio poiché riescono a immedesimarsi nel dolore di Cristo: Matteo 26:12 Versando questo olio sul mio corpo, lo ha fatto in vista della mia sepoltura.

Pace e fede nel Signore  

 

giovedì 19 maggio 2022

LA PAROLA ERA

 

Evangelo di Giovanni 1:1-2 Nel principio la Parola era, e la Parola era appo Dio, e la Parola era Dio. Essa era nel principio appo Dio. Esaminiamo attentamente questo verso e cominciamo a distinguere che vi sono due ipotesi: la prima ipotesi è composta da diverse fasi di eventi. Una “nel principio la Parola era” la Parola è conseguenziale a Dio, essendo che, la Parola nel momento della sua apparizione esistenziale, la congiunzione” e” ci porta a supporre che la Parola, dopo quell'attimo si trovasse appo Dio; quindi, Dio già era quando la Parola si fuse con Dio. Per concomitanza Dio Spirito produsse la Parola Spirito. Si suppone, allora, che Dio, nelle vesti di Spirito Santo diventò collante tra se stesso e la Parola. Ecco che si compone la Trinità, così interpretata dall’uomo. Soprattutto, lo Spirito Santo è Dio stesso nel suo intimo di Identità, in virtù del quale, nessuno uomo sarà perdonato se lo bestemmiasse. Le tre Identità divine, la Parola e lo Spirito Santo, sono Dio nella sua complessa forma, pronto a dare inizio al suo universale ministero della creazione.  Nel principio, così, vi è stata la ricomposizione delle tre Identità divine ed eterne che si sono composte e si scompongono come il muovere dell'universo, appartenenti a Dio, ove, la Parola di Dio inizia a creare dal nulla tutte le cose ma che, nel momento della creazione dell’uomo, la Trinità è unita, poiché, l’uomo nella sua complessità è stato fatto a immagine di Dio. Infatti, come Dio è Trino, l’uomo è trino. Egli è stato fatto ad immagine di Dio, poiché, una parte di esso è carne di questo mondo. La seconda ipotesi, sulla parola “nel principio”, ci si chiede, che se vi è stato un principio, come dobbiamo conciliarlo con l'eternità? La parola “nel principio”, dobbiamo riferirla alla creazione e non all’esistenza di Dio. Infatti, il verso nel principio la Parole era, vuol dire che al momento che la Parola ha iniziato a creare, già era, cioè per capire meglio la frase nel principio la Parola era, si deve intendere, come se vi fosse intercalato “della creazione”. Così verrebbe, senza alludere ad una trasformazione della parola biblica, ma solo ipotetico pensiero, sarebbe nel principio della creazione la Parola era. In questo modo, l’eternità è spiegata senza allusione di un principio divino, essendo che esso è eterno.  Difficile è ora da capire che rapporto vi sarebbe tra l’eternità di Dio e la creazione di tutte le cose poste nel nulla. Da questo ci conduce a supporre che il nulla sarebbe da considerarlo come base che contiene tutte le cose. Certo che si, se si concepisce se la funzionalità del creato posto nel nulla sia dentro la mente di Dio. La risposta sarebbe, quindi, affermativa, per il fatto che, ciò che è nella mente di Dio prende forma concreta nel nulla, vale a dire, Dio, solo parla e la cosa si concretizza, mentre l’uomo, deve prima pensare e progettare la cosa e poi costruirla. Chiaro è allora, che Dio per distruggere il mondo deve solo dare un comando alla materia, si ricordi cosa disse Dio a Noè.  Da questo, si arriva alla conclusione, che se l’universo è la creazione, l’universo è dentro la mente di Dio e, soprattutto, l’uomo e la sua mente è posto in un angolo della mente di Dio. Ecco perché Dio creò l’uomo alla sua somiglianza perché esso fa parte del suo pensiero.  Quando l’uomo prega o parla è in contatto istantaneo con la mente di Dio. L’uomo non può sfuggire, quindi, essendo dentro la mente di Dio. A differenza degli angeli, Dio, non disse che li abbia creato ad immagine di Dio ma l’uomo si.

Pace e fede nel Signore  

 

 

 

mercoledì 4 maggio 2022

VERGINI, CAPRE E PECORE

   

         Le dieci vergini: rappresentano la totalità del mondo, come lo sono anche le pecore e le capre che Gesù dividerà. Con questa massima cerchiamo, con l’aiuto del Signore, di capire di come possa essere composto il regno di Dio e riflettere se le vergini appartenenti alla selezione scartata possano avere lo stesso grazia.  Il fatto che è scritto in Matteo 25:1 Il regno dei cieli è simile a dieci vergini…. (2) Cinque di esse erano stolte e cinque sagge, ci porta a pensare che, essendo il regno di Dio perfetto, come sia possibile che in esso vi sarebbero anche le cinque vergini stolte, per il fatto che, dice: il regno dei cieli è simile a dieci vergini. Se invece l’idoneità di far parte del regno di Dio, si riferisca solo alle cinque vergini avvedute, pur, sono comprese le stolte che erano andate a comprare l’olio, poiché, nel loro cuore v’era il desiderio di vedere Gesù. Ma la risposta fu, Matteo 25:12 Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco. Ci si chiede, allora, che fine avrebbero fatte le cinque vergini stolte se nel verso precedente bussarono alla porta dicendo a Gesù aprici? Avrebbe Gesù lasciato chi, a torto o a ragione, sarebbe stato superficiale pur amando Gesù? Ci chiediamo, è stato un giudizio severo di Gesù senza alternativa o l’esempio della parabola è stato gravato da un certo grado di timore per svegliare gli animi all’attesa della venuta di Gesù? Crediamo che la seconda ipotesi possa essere reale. Così, con lo stesso principio, possiamo ipotizzare anche per l’esempio delle pecore separate dalle capre. Matteo 25:34, essendo che, le capre anche se non hanno dato acqua al prossimo, pur sono venuti a trovare Gesù nel trono di Gerusalemme per ricevere grazia. Tuttavia, per questi ultimi Gesù dirà, Matteo 25:41 …. Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Se, allora, per le vergini non è stata specificata la pena, per le capre la penna è infernale. Su questo è da considerare una specificazione che per il caso delle vergini ci troviamo nel periodo dell’avvertimento, cioè prima del giudizio finale, mentre per le capre ci troviamo alla fine dei tempi e, quindi, nel giudizio conclusivo. Da quanto esaminato, si può concludere che nel regno di Dio, alla fine entra solo chi è trovato idoneo per ricevere l’amore di Dio. Per gli altri è da considerare un bilanciamento di giustificazioni e se saranno nella grazia del perdono di Dio, allora, entreranno nel tempo stabilito e se Dio vorrà, se non sono nella grazia saranno posti nella geenna. Il fatto inalienabile è che il giudizio divino sarà per tutti e non vi sarà favore né per i re né per il povero ma solo ci si deve affidare alla discrezione dell’amore di Dio, poiché, solo Lui può cambiare le sorti e dire: Luca 19:9 Gesù gli rispose: Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo. Questa soluzione potrebbe essere la chiave di volta che scadrà sul nostro giudizio ove Gesù può dare la grazia come fece con la donna cananea, che nonostante il pregiudizio di quel popolo, Gesù l’ha salvata. Così, se nutriamo nel nostro cuore il pensiero che alla fine, Gesù avrà pietà di noi e se questo sentimento ci terrà in armonia con gli insegnamenti della Parola, sicuramente Dio ne terrà conto. Poiché, Giovanni 3:16 Dio, infatti, ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Così, chi crede in Lui non sarà condannato ma chi non crede è già condannato. E’ bene che Dio lascia nel dubbio la sua decisione finale, poiché, la discrezionalità della sua volontà è solo da Lui determinata e non può essere conosciuta dall’uomo che è carne e la sua vita dura centovent’anni.

Pace e fede nel Signore  

  

 

     

                        

domenica 1 maggio 2022

COME ONORARE DIO

 

         E’ chiaro che in questi ultimi tempi ognuno, compreso lo scrivente, si fa carico di sapere come onorare Dio, perché sapiente della Parola, degli anni di conversione, di assidua lettura del Vangelo, del possedere dei carismi, di essere quasi santo e così via.  Tuttavia, quello che desidera ma direi che vuole Dio, è un cuore umile e ubbidiente, sottomesso e recettivo, e che esercita almeno un paio delle virtù dello Spirito, Galati 5:22 … amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza.  Il fatto che vi sono pochi che adottano tali virtù causa il richiamo di Dio che ci incida a rivedere l’organizzazione della nostra vita. Isaia 29:13 Dice il Signore: Poiché questo popolo si avvicina a me solo a parole e mi onora con le labbra, mentre il suo cuore è lontano da me e il culto che mi rendono è un imparaticcio di usi umani. Queste parole sono così vere che vanno direttamente a toccare il midollo delle nostre ossa, poiché, non vi è nessuno che si adegua, pur potendolo fare, a seguire l’insegnamento di Gesù. Quindi non vi è alcuna scusa né modo che ci permette di aggirare Dio per ottenere una giustificazione.  Solo chi si trova in situazione di estremo dolore e si presenta a Dio con un cuore rotto può essere consolato, mentre il resto trovandosi in una posizione ibrida tra il mondo e il dovere di pregare onora solo a parole Dio, mentre il cuore è lungi dal comunicare con Lui. Marco 7:6 Ed egli rispose loro: Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. 7 Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini.  Il fatto rilevante è che richiamando Dio il popolo, sembra escludere i conduttori, ma siccome vi anche la parola insegnando, allora, Dio si rivolge anche ai pastori e conduttori, coloro che hanno la responsabilità di guidare i fedeli. Come onorare Dio resta una opzione del fedele nella libertà del suo sentimento intimo, quello di rivolgere una richiesta di preghiera a Dio secondo l’umiltà e l’amore che il vangelo insegna e secondo l’esempio di Gesù che ha ordinato la preghiera di eccellenza, quella del Padre Nostro.   Poiché, è stata insegnata direttamente da Gesù, questa deve essere detta per prima, la quale, apre la dimensione divina e quello del sentimento di perdono per compiacere a Dio. Una attitudine fondamentale è quella di lasciare ogni pensiero mondano, di rancore, di lavoro, di relazione e di immagini, che il pensiero sia libero e solo rivolto alla realtà e alla presenza di Dio. Tutto ciò non è facile, ecco perché è difficile relazionarsi con Dio, poiché, bisogna epurare la nostra mente completamente da ogni vincolo e distrazione e rinnovare ogni volta un nuovo incontro, una nuova discussione, un nuovo saluto, come se Dio fosse il nostro padre carnale. Discutere con Lui come se fosse presente ai nostri problemi, chiedere dei consigli come se Gesù fosse accanto a noi. In questo modo ci accorgiamo che la nostra persona si isola pian piano dalle sollecitudini della realtà del mondo e guarda l’invisibile aria che ci circonda. Così la fede ci fa sentire la sua presenza e il suo conforto.  

Pace e fede nel Signore