Incomprensibile
la sottomissione di Gesù a farsi giudicare dall'uomo e ancora più come abbia
permesso di farsi umiliare oltremodo, senza muover ciglio. Il sacrificio che
comprese la morte corporale, a giudizio umano, doveva essere eseguito con
dignità e discrezione, trattandosi di Gesù, Figlio di Dio. Il consentire, la Potenza divina, prima
del sacrificio, che la derisione, la corona di spine e la fustigazione fossero
eseguite su Gesù, non può essere mai compresa. Questo spettacolo straziante di
tortura, ha causato non pochi problemi alla mente degli uomini che Egli sia
ricordato tra la gente, ora come vittorioso e vivente alla destra di Dio ora
come capro espiatorio del peccato originale. Se il sacrificio di Gesù, rimane
un mistero ancor più, la sua sottomissione al processo penale, suscita
incomprensione e stupore su come alle interrogazioni poste da Pilato, non si
sia difeso arditamente, preferendo il silenzio alle accuse che gli furono
rivolte al processo che l’uomo gli aveva preparato come ricompensa dell’amore
ricevuto.
Tuttavia,
la reticenza di Gesù fece da protagonista nel processo, poiché, in realtà a
giudicare gli uomini, fu Lui e non viceversa. Rimane, pur il mistero del suo
ostentato parlare. Se in altre circostanze, Egli aveva sgridato gli Scribi e i
Farisei, chiamandoli, vipere, come non avrebbe dovuto ora, di fronte a un
giudizio storico e unico degli eventi divini, marcare la sua verità prima di
accingersi al sacrificio? Nelle poche parole dette, Egli, ha rivelato
avvenimenti divini senza precedenti e pur non è stato capito.[1] Sarebbe
stato interessante se Pilato e la giuria, avessero espresso interesse di sapere
cosa, Egli, avesse inteso dire sedere alla destra della Potenza e venire sulle
nuvole del cielo. Se è vero che i segni divini Gesù li ha manifestati, nel
processo e tra la folla, vero è anche che la mente degli uomini, fu accecata dall’intendere
quelle vie, pur essendosi espressa conforme alla legge di Dio.
Certo è,
che in quel momento prese vantaggio l’odio che radicandosi nei loro cuori li annebbiò
da renderli incapaci di accettare la più elementare prova. Gesù non parlò e non
si difese, poiché, vide che il male aveva già compiuto il suo corso mentre la sua
vittoria lo attendeva sulla croce. In quel momento, Dio era presente, essendo
che suo Figlio Gesù, stava sotto le forze avverse, non costituite da altro dio,
ma dalla complessità della natura divina che lascia l'uomo confuso fino a oggi.
Partendo dall’attenta valutazione che Dio è uno, si deve ipotizzare che tutto
fa capo a Dio e alla sua complessa e infinita sapienza. Così, se Dio fu
presente nel momento in cui, Abramo stava per sacrificare Isacco, certo fu
presente quando Gesù era sulla croce e disse, Padre perché mi hai abbandonato? Se Dio provò Abramo per poi considerarlo suo
amico, non sarebbe stato presente nel momento del sacrificio di Gesù, che era
suo Figlio? Da questo si deduce che Egli era anche presente nel processo, anzi
era il suo Spirito, in Gesù, che parlava, essendosi già incorporato, prima, nel
momento del battesimo. Si deduce ancora che il nemico abbia avuto facoltà di
sottoporre Gesù alla prova, come Dio lo permise con Jobbe, infatti, Giovanni
19:11 Gesù rispose: Tu non avresti alcun
potere su di me se non ti fosse dato dall’alto………
Il fatto
che Gesù gridò, Padre mio perché mi ha
abbandonato, è stato, per certi versi, l’estremo dolore di Gesù uomo che
rispecchia la stessa emozione umana di quando Giovanni chiese se Gesù fosse il
Messia, prima di essere decapitato. Ci si chiede Gesù, Figlio di Dio, come
avrebbe mai ceduto di fronte al dolore? Se Egli è sceso dal cielo e si è
incarnato, assumendo tutte le proprietà, divenendo vero Dio e uomo? Che lettura
si possa dare a quest’avvenimento che ancora oggi confonde la mente umana?
Pace e fede nel Signore
[1] Matteo 26:64 Gesù
gli disse: Tu l’hai detto! Anzi io vi dico che in avvenire voi vedrete il
Figlio dell’uomo sedere alla destra della Potenza, e venire sulle nuvole del
cielo.