venerdì 12 agosto 2016

CORPO E ANIMA



Che correlazione esiste tra l’affermazione che Dio è il Dio dei vivi e, l’incognito mistero della morte, ove dopo di essa, l’uomo sembra non essere mai vissuto. Se Dio afferma l’eterna esistenza, deve esserci uno stato conforme, ove Egli governa in eterno. Questo stato inspiegabile per noi è logico per il suo regno, poiché nel momento in cui lasciamo questo corpo contaminato, ne acquisteremo un altro di perfezione con la consapevolezza di essere parte del divino.  Un indizio di questo eterno essere si può intravvedere in Luca 24:31 E gli occhi loro furono aperti, e lo riconobbero; ma egli sparì da loro.
Se seguiremo le orme di Gesù, le facoltà che assumeremo dopo la morte saranno superiori a quelle attuali, ricordando che Egli, avendo manifestato sulla terra l’incorruttibilità del corpo e della mente, dopo la morte, mostrò la superiore natura divina che gli permetteva di apparire e scomparire, superando ogni ostacolo.
Luca 24: 36 ORA, mentre essi ragionavano queste cose, Gesù stesso comparve nel mezzo di loro, e disse loro: Pace a voi.
L’ascesa in cielo di Gesù è prova inconfutabile, della sua non appartenenza a questo mondo, ma vi sono delle affinità che legano l’uomo alle stesse proprietà divine, ma solo, dopo la morte. Resterebbero da considerare i pensieri e i desideri dell’anima, che avrebbero come comune denominatore l’esperienza di vivere in questo mondo, ma che si perfezionerebbero per assumere la forma divina celestiale.  Sulla terra l’uomo sa già cosa significa giustizia, amore e purezza d’animo ma pur conoscendoli, egli non riesce a concretarli. E’ un mistero come dopo la morte Gesù, si presenta ancora in carne e non in spirito, come si supporrebbe che sarebbe dovuto essere e come gli apostoli pensavano di vederlo, con le ferite nelle mani e nel costato. Se Egli è la primizia dell’incorruttibilità e ultimo Adamo, e gli apostoli furono invitati ad accertare se esse fossero vere, vuol dire che assistiamo a una fase del processo divino che non conosciamo ma che in questo frangente potremmo assimilarlo al suo stato fisico quando Egli regnerà sulla terra, durante i mille anni. Non tutto ciò che ha affrontato Gesù sulla terra, è stato riferibile a quello di un ambasciatore, anzi il dolore e la morte gli sono stati inflitti più acerbamente che all’uomo. 
Considerando, questo sentimento, si può dire che il dolore umano è diverso da quello che Dio ha provato per la crocifissione di Gesù. In quell’occasione, Dio ha provato una restrizione del suo potere, poiché ha dovuto cedere alla potestà del principe di questo mondo per annullare la condanna che aveva dato all’uomo, per cui, ha dovuto umiliare se stesso sopportando che la sua Parola “fatta carne” subisse supplizio più atroce secondo canoni divini a noi sconosciuti. E su questi ultimi, un indizio può essere osservato dal fatto che, dal suo costato sono usciti sangue e acqua. Giovanni 19:34  ma uno dei soldati gli trafisse il costato con una lancia, e subito ne uscì sangue ed acqua.
Non sono usciti il sangue e poi l’acqua ma insieme. Così si completò il significato del battesimo d’acqua e di morte, in cui Gesù, per mezzo di Giovanni, fu battezzato sul Giordano.  
Pace e fede nel Signore