venerdì 9 marzo 2018

SERVO O FIGLIO?



              

Difficile capire il significato del rapporto esistente tra Gesù, menzionato come servo, in Isaia 52:13 e come unigenito Figlio di Dio in Giovanni 3:16. Se l’appellativo servo, lascia intendere che Dio l’avrebbe individuato tra il popolo, come possiamo intendere che, allo stesso tempo, il servo è Figlio unigenito di Dio? Matteo 11:18 Ecco il mio servo che io ho scelto; l'amato mio in cui l'anima mia si è compiaciuta...... e in Giovanni 3:16 Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Tra queste due citazioni, vi è stato un cambiamento del ministero di Dio con l’entrata del Nuovo Testamento o tutto il ministero è costante nella immutabilità della sua Parola? Senza dubbio è confermata la sua continuità volitiva, sebbene Dio, da principio, si fosse pentito di avere creato l’uomo, rettificando il percorso iniziale. Questo suo pentimento nacque non da un errore o da un ripensamento ma dalla pretesa di Dio di amare profondamente la sua creatura. Infatti, dopo avere concesso all’uomo il libero arbitrio, Dio, si aspettò che l’uomo esercitasse un armonico carattere e che non raggiungesse la corruzione estrema, sebbene abbia conosciuto il bene e il male, poiché, proprio quella conoscenza lo avrebbe reso arbitro nello scegliere il bene, preferendo il Creatore all’influenza di satana. Perché questa pretesa, da parte di Dio verso l’uomo, che pur conoscendo egli il male e il bene avrebbe dovuto scegliere Dio? Il fatto che, dopo il peccato Adamo ed Eva si pentirono della loro disubbidienza, ciò, avrebbe dovuto loro far riflettere a fortificare di più il rapporto con Dio, che, diversamente, il preferire la decisione diversa, li avrebbe lentamente portati lontano da Dio. Tuttavia, Dio, dichiarando, io ho scelto, il suo servitore si suppone essere dal popolo qualificandolo come suo amato, in cui, l’anima sua si è compiaciuta. Considerando che esiste il vecchio e il nuovo Testamento deve esserci una motivazione che porta a capire, come Dio evolve il suo amore verso la creatura con il progredire dell’uomo. Se prima erano sufficienti i sacrifici animali, ora, offrendo Gesù e lo Spirito Santo, alla stregua dell’evoluzione della conoscenza dell’uomo, lo raffina alle cose divine, avvicinandolo, indirettamente, allo stato in cui era Adamo come anima vivente.  Nel vecchio Testamento vediamo Dio che forma il creato, dà le misure dell’arca del diluvio, quelle dell’arca dell’alleanza, del Tempio e sceglie i profeti e il servitore di Dio, Mosè. Nel nuovo Testamento avviene una modifica radicale, Dio non sceglie né crea, ma genera il suo diletto Figlio, unigenito, per la salvezza totale del mondo. Egli, con Gesù, offre e manifesta il suo più grande amore a costo di vedere il sangue divino sparso sulla terra di peccato. Tutto, per sopprimere, una volta per tutte quel Lucifero, diventato un rilevante oppositore, ove la sua disfatta avverrà alla fine dei tempi stabiliti dalla volontà imprescindibile di Dio. Comunque, resta di sapere il perché Gesù è chiamato servitore, essendo Figlio di Dio. Quando nel giardino di Getsemani, Gesù pregò il Padre, se quel calice fosse stato possibile essere evitato, si scopre che la sua mansione sulla terra fu di servitore di Dio, in procinto a sottoporsi al sacrificio, ma era anche Figlio in missione, per volontà del Padre. Non poteva essere risolta l’espiazione del peccato originale se non con un divino, come già si è detto in altri passi, essendo che la condanna data da Dio fu a tempo indeterminato cioè, Dio non ha espresso un termine alla pena data.  E siccome la pena fu per causa del peccato, l’uomo di peccato non poteva, su quanto si intende dalle Sacre Scritture, estinguere la pena col suo sacrificio. Indirettamente, Gesù è stato anche servitore per l’uomo. Infatti, Egli si è abbassato per nascere nel più umile posto e ha lavato per sino i piedi dei suoi apostoli, prima del compimento della sua missione. Difficile comprendere la sua grande opera di salvezza come difficile è capire le vie del Signore o la motivazione del complesso ministero che ci collega saldamente a quella che è l’esistenza futura, dichiarata essere eterna da Dio. Essere servo e Figlio esprimono le facciate della natura di Gesù, pur essendo potenza di Dio.  
Pace e fede nel Signore

giovedì 1 marzo 2018

L'INCREDULITA'




     Le persone possono non credere in Dio. Se ciò può essere tollerato, certamente non sarà tollerato chi conoscendo Dio, non crede che Gesù è il Figlio di Dio.   Giovanni 3:36 Chi crede nel Figlio ha vita eterna; chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui. Un giudizio severo che nessuno vorrebbe ricevere, pur pensando che l’ira di Dio cadrà su tutto il mondo. Cosa avverrà a quelli che hanno creduto in Gesù e in occasioni hanno dubitato di Lui? Matteo 13:58 E lì, a causa della loro incredulità, non fece molte opere potenti. Dal fatto che, in quella occasione, Gesù, non mostrò rancore contro chi dubitò, si deduce che in particolari situazioni di stress, si potrebbe avere un mancamento di fede e dubitare della sua presenza, pensando che Egli non sia più. Conoscendo il nostro carattere, Gesù, non porterebbe rancore, poiché Egli, già presuppone un certo dubbio sulla persistenza della nostra fede. Luca 18:8 Io vi dico che renderà giustizia con prontezza. Ma quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà la fede sulla terra? È una situazione consequenziale che il tempo fa nascere in certi cuori deboli. E su questa circostanza, Gesù ha provveduto facendo si, che la fede dell’uomo persista anche s’è essa diverrà piccola come un seme di senape, poiché, al giusto momento può crescere in ognuno, così grande da dare la propria vita per Lui, come già sta accadendo nei nostri giorni.  Diverso è il dubbio che possa avere il credente difronte a una visione divina, essendo che essa appare fuori dalla quotidianità. Egli avvertirebbe una confusione, talmente unica, da non credere di essere stato scelto a stare a confronto della realtà divina e, in buona fede, potrebbe dubitare di Gesù se si presentasse come un uomo qualunque. Questa remota situazione è accaduta anche agli apostoli: Matteo 28:17 E, vedutolo, l’adorarono; alcuni però dubitarono. Quest’ultimi dubitarono non perché non credevamo in Gesù, ma perché non realizzarono la sua potenza, giacché, per loro sarebbe stato necessario una più tangibile prova, come l’ha avuta Tommaso.  Da quanto esposto, possiamo affermare che il credere in Gesù è un atto di fede che si deve esercitare del continuo e se quest’ultima, dovesse dare cenni di indebolimento, la preghiera è quella che rafforza lo spirito e riallaccia l’anima alla purezza di Dio. Giovanni 5:24 In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. Questa promessa contiene tre verità, essendo che il “vi dico” conferma il giuramento divino ineludibile, simile a quando Egli dice che, le sue parole non passeranno. Il credere è come un campo che deve essere coltivato e rinnovato per produrre la fede. Anche se questo campo divenisse arido, pur un seme di sesamo ci sarebbe e da quello, Dio, può far nascere una grande fede. Giovanni 20:27 Poi disse a Tommaso: Porgi qua il dito e guarda le mie mani; porgi la mano e mettila nel mio costato; e non essere incredulo, ma credente. 28 Tommaso gli rispose: Signore mio e Dio mio! Conoscendo la Parola di Dio, oggi, non pretendiamo questa fisica prova, ma crediamo in Gesù per fede e preghiamo Dio in Spirito e Verità.
Pace e fede nel Signore