mercoledì 2 gennaio 2019

DEPONGO LA MIA VITA



         Suscita stupore e sconforto quello che Gesù dice in riguardo al deporre la sua vita, perché il Padre lo ama. Giovanni 10:17 Per questo mi ama il Padre; perché io depongo la mia vita per riprenderla poi. Questa inusuale circostanza ci collega alla diversa esperienza che ha avuto Isacco, che trovandosi difronte alla morte, nel silenzio, non ha reclamato il suo diritto all’esistenza, situazione implicitamente correlata a quanto, invece, ha detto apertamente Gesù, io depongo la mia vita perché mio padre mi ama.  Come sarebbe sembrato agli occhi degli uomini se ciò fosse stato pronunziato da Isacco? Sarebbe stata, certamente, una decisione pazza e un atto di sacrificio umano inconcepibile. Tuttavia, la promessa di Gesù di deporre la sua vita, lungi di sembrare discontinua, alla luce della capacità concettuale umana sia di fatto che di significato, non appartiene al concetto suicida dimostrativo di un uomo che sacrifica la propria vita per l’amore ricevuto ma all’azione salvifica, che si è esplicata per il fine di ostacolare la caduta dell’intera umanità alla morte. Gesù, a questo proposito, si fa prima esecutore della volontà del Padre, offrendosi di recuperare l’umanità e dopo si fa attore scendendo sulla terra per mettere in atto l’opera della salvezza decisa, alla fonte, dal Padre e ciò non è stato coronato, come alcuni suppongono, solo dal sacrificio umano di Gesù ma anche e soprattutto da quello divino. Se ci riferiamo al significato di questa estrema dimostrazione di sacrificio, Isacco non avrebbe potuto dire di deporre la sua vita per amore di suo padre, ma nel silenzio, avrebbe subito una forzatura divina sacrificale. Dove sta, allora, la differenza di logica tra l’umano e il divino?  Tralasciando la correlazione umana, di cui, conosciamo i sentimenti conservatori che ognuno ha della propria esistenza nel tenerla integra fino alla fine dei propri giorni, esaminiamo i motivi della decisone sacrificale di Gesù che rispecchia ermeticamente la logica divina e la volontà di redenzione del piano di Dio.  
Come seconda persona della Trinità, Gesù è parte di Dio e le sue decisioni unilaterali sono coordinate con la volontà di Dio. Si pensi Gesù, Parola creatrice di tutto il creato, che parla in funzione del comando del cervello Dio, già considerato tale in altri riferimenti fatti sulla Trinità, essendo la natura divinità di Dio, sovrapposta di tre persone, che al parlare tra di loro entità si esprimono al plurale, facciamo l’uomo alla nostra immagine.  Sulla terra, Gesù in carne è stato non la seconda persona ma il seme di Dio, il quale, è stato incarnato al momento del primo sospiro da Gesù Parola, seconda Persona della Trinità, che al momento del Battesimo, presieduto da Giovanni, ricevette anche lo Spirito di Dio o uno dei sette spiriti di Dio, per il fatto che Dio parlò dalla nuvola dicendo che Gesù era il suo prediletto Figliolo. Dopo la dipartita di Gesù dalla terra è entrato in azione la terza persona di Dio, lo Spirito Santo, come Consolatore. A questo punto è chiaro che Gesù rivela che nessuno gli toglierà la vita. Giovanni 10:18 Nessuno me la toglie, ma io la depongo da me. Ho il potere di deporla e ho il potere di riprenderla. Quest'ordine ho ricevuto dal Padre mio. Su questo verso, troviamo un’altra rivelazione. 1 Corinzi 15:4 che fu seppellito; che è stato risuscitato il terzo giorno, secondo le Scritture…. Nel dire Gesù che da un lato depone e riprende la sua vita e dall’altro lato è stato risuscitato, ci immette a esaminare il rapporto misterioso di scambio che esiste nella Trinità, per il fatto che Gesù si esprime in singolare, mentre, l’azione è eseguita dal Padre. Ciò rivela la contemporaneità delle azioni concordate di Dio, in cui, fanno parte alla Trinità, anche i sette spiriti di Dio. Si scopre, così, in questo contesto, la natura relazionata della Trinità dipendente dalla volontà di Dio, Persona Spirito.
Pace e fede nel Signore

Aforismi di g.d.

Deporre la vita: contro volontà deponiamo la nostra vita, ma in spirito l’affidiamo totalmente a Dio.