L'uomo, acquistando la
conoscenza oggettiva della natura, vale a dire, studiando la conformazione
delle diverse forme in cui si esplica la materia, si pone al centro della realtà
universale come motore evolutivo della creazione, avendo come sorgente illuminante
le Sacre Scritture. Esse rivelano che egli non è l’operatore da cui si
dipartono i comandi per conquistare la sapienza, ma è solo il mezzo
con cui il Creatore ha deciso di operare, per alcuni fatti che si
compiono in questo angolo di universo. Per operare in questo mondo, l’uomo non
è nato da carne, ma prende possesso della carne essendo stata vivificata con il
soffio di Dio, mentre l’anima che sta dentro la carne è già stata vivificata ab
antico.
1 Corinzi 2:11 Perciocché,
fra gli uomini, chi conosce le cose dell’uomo, se non lo spirito dell’uomo,
che’ è in lui?
Essendo noi trini, lo
spirito che è in noi favorisce il nostro rapporto con Dio e da alimento all’anima
nell’attività su questo mondo. Oltre a questo, ci fa capire l’opera del
Creatore e ci da coscienza di riconoscere la nostra trasgressione.
La relazione che abbiamo con
Dio, la dobbiamo, in primo luogo, al sacrificio di Gesù, che si è impersonato nell’Amore
di Dio e al suo potere di salvarci dalla morte.
Potrebbe, allora, l’uomo dimenticare
questo organigramma? No. Per il solo
fatto che coesistono almeno due prove. Una, spirituale, che è lo Spirito di Dio
che è dentro di noi, che ci da la capacità di intendere e di volere, l’altra,
materiale, è il sacrificio di Gesù sulla croce, dalla quale, scorre ancora il
suo sangue.
Essendo Gesù, mediatore
tra l’uomo e Dio, come rivelano le Sacre Scritture, l’uomo occupa un posto
importante nei piani divini. Non è, solo il suo far parte della creazione, che
riflette in lui la potenza di Dio per un fine sconosciuto, ma che ogni cosa
fatta, ha un preciso scopo di esistenza che appartiene a una esatta fonte vitale,
posta in essere dal suo volere.
Per potenziare questo
rapporto, Dio ha dato all’uomo uno strumento di comunicazione, “la parola”, che
apparentemente serve ad esprimersi con i suoi simili sulla terra, ma che il suo
eco va oltre lo spazio fino a Dio. Quando guarda le stelle, questo conferma che
l’uomo non appartiene alla terra, ma è un cittadino del cielo.
Tessalonicesi 4:17 Poi noi
viventi, che saremo rimasti, saremo insieme con loro rapiti nelle nuvole, a
scontrare il Signore nell’aria; e così saremo sempre col Signore.
Da questo sappiamo, che la nostra natura
non è terrestre ma è una eterna componente esistenziale degli angeli del cielo,
per la quale, le nostre virtù umane, conoscitori del bene e del male con quelle
angeliche di purezza spirituale, s’incontrano per riformare quello che era dal principio
della creazione. Il perfetto, creato dal perfettissimo, Dio. A noi sta la
saggezza di distinguere queste diverse funzionalità della natura che opera in
noi, ma, dopo che abbiamo riconosciuto che Gesù è l’unico Salvatore.
Pace e fede nel Signore
Dr. Giuseppe Drago