domenica 21 novembre 2021

ELI O ELOI

 

         Dibattuto, da tempo, è l’interpretazione da dare alle ultime parole pronunciate da Gesù, nel momento prima di morire sulla croce. Tralasciando tutte le ipotesi scritte e riscritte, volute o provocate, la prima affermazione che bisogna fare è quella che ciò che è scritto è scritto, perché è Parola di Dio. Errato dire che i vangeli canonici non concordano su tali frasi, essendo che ogni evangelista possa rappresentare la propria testimonianza, apparentemente diversa. Dobbiamo dire che  non siamo di fronte ad una testimonianza di un fatto umano ma siamo di fronte ad un avvenimento divino, dove non esiste errore ma solo perfezione. Dire, per esempio, come qualcuno erroneamente asserisce che Gesù chiamava Elia, è storpiare il significato della Parola. Infatti, Elia, è stato un profeta umano apparso a Gesù sul monte della trasfigurazione che discuteva insieme a Mosè sul suo ministero. Come Gesù, sulla croce, avrebbe potuto chiamato Elia? Sarebbe stato un uomo a salvare Gesù o il Padre Onnipotente, quando ha gridato: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Allora, perché sono scritti Eli ed Eloi? Dobbiamo fare un ragionamento concorde alla Parola. Primo: il significato, sia dell’una frase che dell’altra, è tradotto ed è specificato chiaramente che è: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Ciò vuol dire semplicemente che Eli e Eloi sono la stessa cosa. Come è possibile? Quando noi diciamo Padre o Papà, non sono due diversi nomi? Tuttavia, indicano la stessa persona. Bene, se noi leggiamo Eli, Eloi o Abba, non si riferiscono queste parole a Dio? Certo che sì. Solo che Eli e Eloi sono usati da Gesù come Figlio e Abba è usato dagli uomini come figli adottivi. Per spiegare meglio il concetto, rifacendoci agli strumenti umani: è come dire se 3x=3y è chiaro che x è uguale a y. Quindi dire Eli o Eloi è come dire Padre e Papà. Torniamo al significato delle altre ultime parole pronunziate da Gesù sulla croce. Tutto è compiuto! Queste parole hanno un enorme significato, ragione per cui, l’uomo ha l’obbligo di riflettere e capire che nell’ultimo atto del suo ministero e dell’esistenza carnale di Gesù, come secondo Adamo, è stato come l’agnello sacrificato con aspersione di sangue a pagamento del prezzo del peccato dell’uomo. In quel momento, come il sacrificio divenne umanamente insopportabile si manifestò in Gesù quel dolore che si era manifestato nel Giardino di Getsemani, tale che oltre a dire: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Dirà pure: Padre, nelle tue mani consegno il mio Spirito. Ecco che il sacrificio unico e universale marca la fine del ministerio sulla terra, lasciando aperta l’altra fase, quella della resurrezione che magnifica, a sua volta, quella dello Spirito. Infatti, dopo la resurrezione Gesù appare tra gli apostoli e tra i suoi discepoli, come se nulla fosse successo, cioè senza mostrare alcun dolore, ma espanse coraggio per la sua vittoria di avere vinto la morte e sconfitto il nemico. Gesù impartisce gli ultimi comandi agli apostoli, quello di benedire i nuovi seguaci di Cristo, in nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Promette anche che sarà con noi in fino alla fine del mondo. La conferma che ritornerà nello stesso modo in cui è salito in cielo ci è data dall’angelo, affinché, la speranza dell’uomo sarà fortificata dallo Spirito Santo che ci accompagnerà in fino alla sua venuta. Eli ed Eloi, saranno confermati da Gesù quando sarà in mezzo di noi e così sapremo la conferma che si riferiscono al Padre che è nei cieli. Gesù nella sua apparizione porterà le ferite che saranno la testimonianza del suo sacrificio e della sua vittoria. Egli sarà nostro Padre e nostro Re e lo chiameremo Eli o Eloi, perché anche noi, nella sua aspettanza, siamo stati martiri e figli degni di chiamarlo tale.

Pace e fede nel Signore            

 

 

 

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