Il
pianto di Gesù è una questione che è collegata contemporaneamente a due origini,
quella divina e quella umana. Nulla avrebbe fatto pensare che Gesù, Creatore e
Figlio di Dio, avendo in controllo tutto il creato e la stessa vita dell’uomo
avesse potuto soffrire la debolezza di un comune mortale, quella di provare dolore
di fronte a certe avversità dell’esistenza umana. Vero è che Gesù si è fatto
uomo per assaporare le debolezze umane, quelle di un uomo integro e puro, ma difficile
è capire come di fronte alla morte, essendo Egli superiore avesse lacrimato,
almeno che, le sue lacrime fossero state assunte per l’esperienza umana, ma ciò
contrasterebbe la sua natura divina. Resta allora concludere con una ipotesi
razionale, che la sua natura umana fosse conforme a quella dell’uomo con tutte
le sollecitudini del caso. Si fa questo riferimento per il fatto che, Gesù fu tentato
da satana e resistette come uomo, mentre la persona divina lo sorreggeva. Resta
il fatto che se guadiamo Gesù dal lato umano lo consideriamo un umile di cuore,
se lo guardiamo come divino ci meraviglia il pianto come debolezza di assumere la
potenza della vittoria umana. Partiamo a considerare per primo la persona divina.
La Parola, seconda Persona di Dio, essendo il Creatore di tutto il visibile e
dell’invisibile, non può assuefarsi a nessuna debolezza né tanto meno al
pianto, sebbene, Dio, abbia dimostrato il suo carattere di pentimento, di
dolore, di giustizia e di ira, come nel caso di Saul, quando ordinò la
distruzione degli Amaleciti all’interdetto. Grave sarebbe, secondo alcuni
pensatori, se il divino piangesse per un motivo ritenuto dall’uomo di profondo
dolore, anche se fosse per un caso estremamente eccezionale. Diverso è il caso
di Gesù quando operava sulla terra. Esaminando i casi, in cui, Gesù pianse in
certe circostanze del suo ministero sulla terra, il suo pianto è da essere collegato
alla sua relazione umana per il fatto che, in Gesù, si fondano due sentimenti
straordinari quello della Parola incarnatosi nel momento della sua nascita,
l’altro di se stesso come seme di Dio. Sul caso di Lazzaro, Gesù, come Parola,
poteva controllare il pianto, come terreno, per il legame di amicizia sentì una
forte commozione che lo portò a lacrimare. Gesù fu sensibile ai fatti e alle
vicende che si susseguirono nel suo ministero, più di ogni altro uomo, per cui,
ciò che Egli provava, era di gran lunga diverso e significatamene più profondo
da quello che avrebbe provato un uomo comune. Giovanni 11:35 Dove l’avete
posto? Gli dissero: Signore, vieni a vedere! Gesù scoppiò in pianto….
Tuttavia, vi sono circostanze, nei quali, Gesù esprime un pianto implicito non
manifesto, per esempio, quando si addolora dello stato d’essere di Gerusalemme
che non seguiva le vie del Signore. In quel caso, nel suo pianto soppresso,
prevale la trasmissione del sentimento della delusione di Dio verso Gerusalemme
che è trasmessa al cuore di Gesù. Matteo
23:37 Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti
sono inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina
raccoglie i pulcini sotto le ali e voi non avete voluto! In altra occasione
Gesù piange con manifestazione di dolore universale prodotto dallo scopo del
risultato della sua missione. Luca 19: 41- 42 Quando fu vicino, alla vista
della città, pianse su di essa, dicendo: Se avessi compreso anche tu, in questo
giorno, la via della pace…. L’oggetto rilevante, per cui, Gesù pianse è
riferibile alla non comprensione del popolo di Israele del significato della
sua presenza ma ancora più grave della sua riluttanza di consideralo Figlio di
Dio. Facciamoci una domanda: Gesù, col
pianto ha dimostrato debolezza ovvero consapevolezza della debolezza dell’uomo?
Certamente per la seconda. La volontà di Gesù di scendere sulla terra per
salvare l’uomo coincide con il suo pianto nel guardare il peso del peccato concretizzatosi
con la morte scaduta sull’uomo, ma nello stesso tempo ci dice che non sarà più così;
quindi, considera questo peso come unnico e giustifica l’uomo che lo
sopporta. La salvezza non è cosa da poco
lo significa Dio stesso che ha dato il suo unigeno Figlio per il sacrificio
della liberazione dalla morte. Tuttavia, il pianto di Gesù rimane un mistero, poiché,
confonde l’uomo nell’interpretare il significato del rapporto tra uomo e divino
con la stessa persona di Gesù. Rimane da considerare la verità di Gesù per il
suo amore dichiarato verso la creatura e del suo unico sacrificio universale sopportato
per concretizzare l’eternità nell’uomo di questa terra.
Pace e fede nel Signore
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