giovedì 21 gennaio 2021

LA SPADA A FIANCO

 

         In questi ultimi tempi, stiamo attraversando una triste pagina della storia umana, nei quali, si sta propagando in modo esponenziale, il Covid-19, una terribile e micidiale epidemia, di cui l’umanità è letteralmente confusa e demoralizzata nel vedersi sterminata senza modo di difendersi. Tuttavia, da questo fatto, non possiamo affermare che Dio non risponde a tutelare la nostra esistenza né pensare che Dio non vede perché è lontano dalle nostre sofferenze. Saremmo certamente degli insensati, incapaci di leggere la storia o meglio le Sacre Scritture. Esodo 32:26 Mosè si pose alla porta dell'accampamento e disse: Chi sta con il Signore, venga da me! Queste parole non sono frasi di un romanzo, di cui, ci riteniamo essere solo lettori, ma ne siamo pienamente paritetici, anzi, siamo i discendenti di quel popolo, in parte idolatra, se consideriamo che dieci tribù, non identificati, di Israele sono disperse in tutto il mondo, di cui, noi sicuramente possiamo appartenere ad una di quelle. Ricordiamo che quando Dio dà la maledizione al suo popolo essa si manifesta in modo pesante e talvolta sembrerebbe, dal nostro punto di vista, gravemente esagerata.  Esodo 32:27 Gridò loro: Dice il Signore, il Dio d'Israele: Ciascuno di voi tenga la spada al fianco. Passate e ripassate nell'accampamento da una porta all'altra: uccida ognuno il proprio fratello, ognuno il proprio amico, ognuno il proprio parente. Se, allora, sono stati uccisi dai loro stessi familiari i parenti e per sino i figli, per la loro scelta idolatra, circa tre mila uomini che avevano voltato le spalle a Dio, oggi in chiave diversa ma con significato comune, vediamo i nostri parenti morire, non di nostra spada ma a causa dell’infedeltà che, palesemente, molte nazioni hanno voltato le spalle a Dio, volgendosi a simboli idolatri, oltraggiandolo e negando, persino, l’esistenza del nostro Creatore. Dio non può non tenerne conto di tutto questo, essendo, Egli, oltre che amore anche giustizia. Ricordiamo, a riferimento di ciò, che Dio impose ad Abramo di uccidere suo unico figlio Isacco, solo per mettere in prova la sua fedeltà, così oggi, come non comprendiamo che la morte che ci sovrasta è perché molti hanno voltato le spalle a Dio scegliendo a suo posto la sottomissione servile agli idoli?  Deuteronomio 28:45 Tutte queste maledizioni verranno su di te, ti perseguiteranno e ti raggiungeranno, finché tu sia distrutto, perché non avrai obbedito alla voce del Signore tuo Dio, osservando i comandi e le leggi che egli ti ha dato.  Dio è molto chiaro ma se l’uomo è sordo, Dio lo castiga pesantemente. Tuttavia, l’umanità coinvolta alla corsa al potere e al denaro non si cura né si interessa delle direttive divine perché egoisticamente vorrebbe che Dio glieli ricordasse ogni anno, così preferisce di crearsi un idolo come fece Israele, appena uscito dall’Egitto. Dio, quindi, a nostro avviso, ci chiede di essere fedeli a Lui solo e, nel caso odierno, a torto o a ragione il fatto che permettiamo l’entrata di altri credi e di altri popoli a stabilirsi e a mescolarsi, ciò, è contro la volontà di Dio. Deuteronomio 28:49 Il Signore solleverà contro di te da lontano, dalle estremità della terra, una nazione che si slancia a volo come aquila: una nazione della quale non capirai la lingua, (50) una nazione dall'aspetto feroce, che non avrà riguardo al vecchio né avrà compassione del fanciullo. (51) che mangerà il frutto del tuo bestiame e il frutto del tuo suolo, finché tu sia distrutto. Invochiamo a tutti che ci rivolgiamo a Dio, per certo, la sua grazia ritornerà come il sole ogni mattina.

Pace e fede nel Signore

 

 

 

sabato 12 dicembre 2020

UN UOMO AVEVA DUE FIGLI

               La parabola del figliol prodigo mette in discussione due aspetti di interpretazioni che si uguagliano ma si dissociano nell’ambito della valutazione di un principio morale ovattato da un lato dal sentimento affettivo e l’altro dal diritto esistenziale che governa la vita organica su questo nostro pianeta. Se l’atto di riconciliazione possa esprime la più dignitosa azione che nobilita il rapporto umano, questo gesto non deve far credere per scontato che sia stato definitivamente risolto il convivere pacifico, essendo che, il giovane sia ritornato, poiché, tutto si reggerà sulla permanenza della promessa fatta e sul reale pentimento, essendo che, è quest’ultimo ad essere considerato come la chiave di volta del futuro rapporto sereno familiare. Entrando nel merito della famosissima e quanto mai esemplare parabola del figliol prodigo, la prima cosa che si evidenzia è la decisione subitanea del figlio più giovane, che non avendo espresso nessun mal contento al padre e senza una plausibile riflessione risolve, in modo subitaneo, il cambiamento radicale della sua vita, decidendo di lasciare per sempre la sua casa, non curandosi del danno affettivo che avrebbe provocato al padre. Il fatto grave che il giovane compie, oltre al dolore provato per la sua dipartita, fu quello di chiedere senza altra alternativa la sua quota di eredità, creando indirettamente un danno economico all’intera famiglia. Luca 15:11 Disse ancora: Un uomo aveva due figli. 12 Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Il giovane allontanatosi con la prospettiva di costruire una migliore forma di vita, cominciò a sperperare le sue sostanze vivendo da dissoluto senza curarsi del significato né del valore di quella fortuna, che oltre che fu acquistata con lavoro e i sacrifici della sua famiglia vi era dentro anche la sua partecipazione. Col tempo successe che, come poco accorto fu il giovane nel decidere il suo futuro, poca fu anche la fortuna che lo assecondò. Il soffrire fu la medicina che cominciò a modellare il suo cuore, sottoposto alla giustizia divina che si appesantì su di lui considerevolmente. Vale a questo punto, considerare una riflessione se mai possa esserci una scriminante sulla sua decisione: la sua giovane età, era tale da esigere la conoscenza del mondo? Se, la scelta del giovane possa essere considerata come una necessità giovanile, non lo è la pretesa della eredità, essendo che, lo stesso poteva godere della libertà mantenendosi nell’ambito della sua famiglia. Quindi la sua scelta, comunque essa possa essere guardata è stata una scelta stolta e inavveduta.  Luca 15:15 Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Ciò, dimostra il fatto che, il giovane, non avendo esperienza né una specializzazione di mestiere si ridusse ad accettare il più umile dei lavori per sopravvivere. Su questa parabola, facendo una riflessione, ci accorgiamo che il figliol prodigo, nel suo modo di interpretare la vita rappresenta l'umanità che, nelle vicissitudini della sopravvivenza, si allontana da Dio ma che alla fine del suo percorso va al Padre chiedendo perdono del proprio allontanamento. Considerando questo riferimento analogico, ci chiediamo chi sarebbe, allora, il fratello maggiore? Diciamo che sarebbero quelli che vissero nel vecchio Testamento che hanno costruito l'eredità dell'avvento del ministero di Dio tramite Gesù. Gesù rappresenta la voce della verità e della via che convertì il cuore del figliol prodigo, cioè, converte oggi, l'umanità al ritorno al Padre. In questo caso, il popolo del vecchio Testamento, a torto o a ragione, accostandosi a questa parabola, potrebbe, come ha fatto il fratello del figliol prodigo, reclamare la stessa parte di grazia che è spettata a noi che abbiamo conosciuto Gesù. Tuttavia, non potendo noi dare un giudizio a questa pretesa, diciamo che è il Padre che decide e divide che ama e che giudica, ma soprattutto, che salva. A Lui sia la gloria in eterno.

Pace e fede nel Signore  

 

        

 

 

 

 

        

 

 

 

 

mercoledì 7 ottobre 2020

NATANAELE

 

         L’apostolo Filippo di Betsaida, città natale di Andrea e di Pietro, si trovò a discutere circa l’apparizione di Gesù in Nazaret, con il suo amico Natanaele, ove quest’ultimo, avendo recepito la notizia della venuta del Messia, pose il dubbio che il Figlio di Dio potesse essere apparso in quel villaggio, piccolo e insignificante del regno di Israele. Che da Nazaret, non sarebbe potuto uscire qualcosa di buono lo conferma l’opinione popolare che da Nazaret, per il suo comportamento non recettivo delle cose divine non si sarebbe meritato l’onore di accogliere la presenza di Gesù, Figlio di Dio: Luca 25:46 E Natanaele gli disse: Può venire qualcosa di buono da Nazaret? Filippo gli disse: Vieni e vedi. Infatti, Gesù fu ripudiato a Nazaret proprio nel villaggio dove risiedeva la sua gente. Su questa opinione non gli si poteva dar torto a Natanaele di nutrire questo dubbio. Tuttavia, questa incredulità non era la dimostrazione di un non credente alle opere di Dio, piuttosto evidenziava una profonda fede, essendo che, pensava che dalla potenza di Dio e per la singolarità dell’evento divino, non poteva apparire Gesù a Nazaret. Nel colloquio Gesù, come riferito sopra, condivide la convinzione negativa del discepolo, ma nello stesso tempo gli dona una rivelazione unica e sbalorditiva della sua origine divina. Dice a Nataniele che lo vedeva sotto l’albero di fico prima che parlasse con Filippo. Luca 25:48 Natanaele gli domandò: Come mi conosci? Gli rispose Gesù: Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico. Questa rivelazione sconvolse immediatamente il sentimento del discepolo che esclamando confermò che Gesù non era altro che il Figlio di Dio: Giovanni 25:49 Natanaele, rispondendogli, disse: Maestro, tu sei il Figlio di Dio tu sei il re d'Israele. La sua conferma, che contrastò la sua stessa opinione che aveva esplicitato prima a Filippo, lo fece subito un convinto discepolo, che a tal proposito, alcuni studiosi lo associano a Bartolomeo. Gesù, provò piacere a palare con Natanaele, poiché, egli non era solo un israelita che aveva fede in Dio e che aspettava con fede la venuta del Messia, ma rappresentava il credente pieno di sentimento, modellato ad essere pronto a ricevere la grazia del Signore. Egli, tuttavia, nutriva l’ansia che il Messia potesse operare subito e liberare il popolo di Israele, come un condottiero di Dio. Per questa sua fede opaca e non profondamente cristallina, Gesù, gli promette che lui vedrà cose maggiori di quello che ha esperimentato in quel momento e che di lui ne farà un fedele discepolo, per il quale, si suppone che verrà aggiunto a suo tempo ai dodici apostoli. Collocandoci ad una similitudine, possiamo dire che, mentre da un lato Zaccheo al momento dell’incontro stava sopra l’albero di sicomoro a spiare Gesù ricevendo una conversione immediata, Natanaele, anche lui vien subito affascinato dalla prova della divinità di Gesù. Così, i due personaggi sono simili nello investigare, in buona fede, contro Gesù ma che dopo averlo incontrato ne divennero pilastri della fede. Anche Tommaso, ebbe una simile esperienza, che, non credendo alla risurrezione del Messia, nel toccare con mani le ferite di Gesù, subito si inginocchiò affermando con profondo riconoscimento che Gesù era il Figlio dell’Iddio vivente. Natanaele resta l’uomo, di cui, Gesù poteva avere fiducia. Egli fu un vero Israelita, del tipo dei padri, ai quali, Dio ebbe a fare tanto favore e benedizione. Natanaele, rappresenta la gente che dal discutere sulla possibilità della realtà di Gesù, dopo l’incontro, ne divengono sacerdoti e servitori di Dio, fino alla fine della loro esistenza.

Pace e fede nel Signore