domenica 1 aprile 2018

NON PIANGETE PER ME



                La via dolorosa, può rappresentare, in modo allegorico, la via che ogni persona deve attraversare per raggiungere la morte e resurrezione. Durante questa via l’uomo purifica e rigenera l’anima sua, dopo avere attraversato le molteplici avversità di questo mondo. È una via mistica, che pur, possedendo la prerogativa della strada stretta che porta alla vita, molti non vorrebbero percorrerla, preferendo rimanere nell’interminabile tempo, come spettatori.  Gesù, questa via l’ha già percorsa, mentre era gravato dal nostro peccato e che, certamente, ha lascito un segno indelebile nel nostro cuore e sicuramente anche nel suo. Essa, rappresenta, la personificazione del dolore divino e porta con sé la dichiarazione della giustizia divina operante, per il fatto che Gesù, rammentò alle donne il pianto che avrebbero avuto le figlie di Gerusalemme e il pentimento di chi non l’aveva voluto riconoscere, come Figlio di Dio. 
Luca 23:28 Ma Gesù, voltatosi verso di loro, disse: Figlie di Gerusalemme, non piangete per me, ma piangete per voi stesse e per i vostri figli. Questa risposta non fu compresa in quel tempo, ma è chiara oggi, per cui, le vicende testimoniano le sue parole. Gesù, mentre portava la croce sulle spalle, non fu invaso dal pianto ma mostrò un inspiegabile silenzio, che ancora oggi, scuote la coscienza della nostra colpa. Quale guadagno ha fatto l’uomo, nell’avere ricompensato Gesù con la morte avendo, Egli, portato la vita? È un mistero che è nascosto nella volontà di Dio, la quale, rivela la sorprendente relazione che Egli ha con la sua creatura, essendo che fa parte integrante dei suoi piani ma che l’uomo non sa leggere.
Un significato che può essere rilevato nel percorso che Gesù ha fatto lungo la via Dolorosa è quello che in esso si può intravedere una presenza dell’atteggiamento di satana che si infierisce nell’opprimere il Cristo, ma che, certamente, egli non supponeva che Gesù, portando sulle spalle la croce, essa non era altro che la spada che l’avrebbe trafitto sul Golgota. Il piangere di Gesù avvenuto in altre occasioni è per il dolore che ha avuto per gli uomini e non certo per il sacrificio, anche se nel giardino di Getsemani pianse, ma quel momento si riferì ad una commozione divina non comprensibile all’uomo, così, Egli pianse per Lazzaro e pianse per Gerusalemme, Luca 19:42 Quando fu vicino, vedendo la città, pianse su di essa, dicendo: 42 Oh se tu sapessi, almeno oggi, ciò che occorre per la [tua] pace!
Gesù, piange e si commuove, nel vedere l’uomo come essere universale, soggiogato da un divino sistema a lui sconosciuto, in cui, Dio, sebbene ha posto su di lui dei vincoli lo lavora e lo tutela per ottenere la continuità della sua opera universale. Egli lo pone come oggetto materiale di questo mondo ma che diventerà soggetto per la determinazione e il funzionamento dei parametri dell’universo. Che cosa è l’uomo che Tu ne prendi cura?  Egli è l’unico ad essere stato formato con le mani di Dio, è l’unico ad avere ricevuto il beneficio della creazione ed egli l’unico a vedere Dio come Egli è. L’uomo è così importante da essere considerato da Dio come le sue pupille. Ma quando, Gesù, dice non piangete per me, la questione tra Dio e noi assume un carattere familiare e rimane logico il suo rammarico e il suo dissenso per il comportamento dell’uomo che avvolte ripudia questo suo legame con Dio. Non piangete per me, vuole essere un insegnamento e uno sprono a seguire le vie di Dio essendo che esiste un legame indissolubile tra l’uomo e il mondo e il mondo con Dio. La terra e l’uomo sono al centro dell’organizzazione funzionale del creato, pur avendo una posizione inverosimile.  
Pace e fede nel Signore 
Aforismi di g.d.  

Il pianto: il pianto esterna, in concreto, il sentimento invisibile del dolore.

Il pianto divino: non è paragonabile a quello umano, essendo che abbraccia, la consapevolezza dell’opera umana in detrimento di quella divina. 

Il pianto: avvicina l’uomo alla sensibilità di riconoscere di essere bisognoso di Dio. 

 
  

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