giovedì 24 ottobre 2019

SEI TU LA VERITA'?



         Secondo Pilato, sostenitore della mentalità sofistica del pensiero greco, la verità era soltanto di quanto tangibile e immediatamente fruibile si potesse sperimentare, cioè, conoscere la realtà di ciò che permette all’uomo di sopravvivere, come il vedere, il toccare, il pensare e così via. In effetti, la summa verità o verità universale sta al di sopra di quella terrena e non è identificabile dall’uomo. Egli, possiede solo la presunzione di conoscere la verità, quella che i suoi sensi avvertano e quella che l’esperienza gli manifesta. Tuttavia, se si supponesse che le capacità umane fossero sufficienti per qualificare la verità, esse non sarebbero capaci di leggere il tutto. Se la mente, nella sua capacità funzionale, può incamerare uno spazio pressoché infinito, nella sua elaborazione è limitata, perché il suo metro è collegato alla realtà terrena. Questa condizione pone l’uomo in uno stato di aberrazione, il quale, gli fa supporre di poter trovare la soluzione per identificare la verità, ma che in realtà potrebbe essere una verità distorta, pur esplicandosi come fondata. In realtà l'uomo non può identificare la verità perché essa è universale, altrimenti, egli avrebbe già trovato, per mezzo di essa, la pace nella sua vita o intendere il modo di fermare il tempo. Così, la verità, se si cerca di scoprirla nella sua intima forma, risulta indecifrabile, essendo che l’uomo non può leggere l'infinito. L’uomo, in ogni caso, ha bisogno del divino che gliela rivela. Anche nella situazione, ove Pilato, domanda cosa sia la verità, sorgono dei problemi cognitivi, poiché, nel chiedere il significato, di essa, pone la presunzione di credere che il pensiero razionale sia capace di intendere la piena natura della verità. Pilato, sentendo Gesù dichiarare, che la verità era in Lui, colse il momento per sapere esattamente cosa essa fosse. Giovanni 19:37 Allora Pilato gli disse: Ma dunque, sei tu re? Gesù rispose: Tu lo dici; sono re; io sono nato per questo, e per questo sono venuto nel mondo: per testimoniare della verità. Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce. 38 Pilato gli disse: Che cos'è verità? Esaminando, ora, la domanda di Pilato, che cosa è la verità, ci chiediamo il perché Gesù non gli abbia risposto. Diciamo, prima di tutto, che l’interpretazione più accreditata, quella che Gesù, non fu interessato a spiegargli il significato della parola verità, poiché, il concetto era determinabile oggettivamente osservando la realtà del vero e del falso, largamente sperimentato nell’esperienza di vita dell’uomo, ma piuttosto, Gesù, di fronte a Pilato, Egli era, il soggetto della verità personificata, cioè, quando Gesù disse chiunque è della verità ascolta la mia voce, la sua persona e la sua voce ovvero, Egli stesso, era la verità vivente da conoscere e seguire, mentre, il significato oggettivo della verità di cui Pilato voleva sapere, poteva apprenderlo dalla esperienza di vita che già conosceva. La domanda corretta che Pilato avrebbe dovuto fare era questa: sei tu la verità come Egli disse prima a Gesù, sei tu re? Allora Gesù, gli avrebbe risposto, come nella domanda di prima, tu l’hai detto. Riflettendo a quanto Gesù ha detto, che la verità è in Lui, rivela che la verità divina non può essere compresa con gli strumenti della conoscenza terrena, essendo che essa accoglie in se tutti gli elementi di un’esistenza immune dagli attacchi di forze distorcenti, cioè è, di natura incorruttibile. La verità, quella che è in Gesù, operante sulla terra è quell’esperienza di comportamento che ci affranca dall’ira divina ma anche da quella umana. Pilato, nel domandare che cosa fosse la verità, mostrò la sua completa ignoranza spirituale e la non conoscenza della potenza divina di Gesù. Considerando, ora, un altro aspetto, quello del lavarsi le mani, Pilato, credette di omettersi da un obbligo spinoso, che invece lo rese compartecipe di un concorso di colpa, di cui, già sua moglie, nel sogno, previde la gravità del giudizio che suo marito stava per affrontare. Tuttavia, Pilato, conobbe la verità vivente, in Gesù, quando ricevette la notizia dal soldato che gli riferì che Gesù era veramente il Figlio di Dio. Egli ebbe la conferma di quella verità vivente, di cui, inconsapevolmente voleva sapere, la quale, gli trasformò certamene la vita.     
Pace e fede nel Signore.

venerdì 14 giugno 2019

IL FICO SECCATO


        

         Guardando gli alberi per la loro natura e conformazione è difficile comprendere che possano avere un qualche sentimento o percepiscano il dolore. Tuttavia, sappiamo che essi vivono e muoiono, avendo bisogno della stessa natura che serve all’uomo. Esistono metodi, in cui, è possibile comunicare con loro, come la musica e il parlare con loro. Proprio questo ultimo metodo è stato usato da Gesù, nell’occasione del suo tentativo di raccogliere il frutto da un albero di fico. Marco 11:13 Veduto di lontano un fico, che aveva delle foglie, andò a vedere se vi trovasse qualche cosa; ma, avvicinatosi al fico, non vi trovò niente altro che foglie; perché non era la stagione dei fichi. Molti leggendo questi versi hanno interpretato, in modo simbolico, l’appariscente comportamento degli Scribi e Farisei e soprattutto, dei sacerdoti che non facevano altro che mostrare la perfetta osservanza della legge di Dio con le loro regole e il loro costume religioso, mentre dentro erano corrotti. Così, l’albero di fico che non aveva il frutto ma era pieno di foglie, non può che riferirsi a sacerdoti. Ci si chiede, ora, se le cose stanno veramente così o si possono intravedere altri riferimenti nascosti. D’avvero Gesù, per significare che gli Scribi e Farisei erano di indole malsana avrebbe avuto bisogno di far seccare il fico e non dare nessun riferimento agli apostoli di ciò che aveva fatto, come era solito, fare? Bisogna, quindi, dire che nell’atteggiamento di Gesù non c’è alcuna allusione nei confronti dei sacerdoti, tranne che, il deciso comando di condanna all’albero di fico. Da questa evidenza ci domandiamo: davvero, Gesù, si sia avvicinato all’albero inconsapevole che non vi avrebbe trovato frutto o piuttosto, aveva la certezza che avrebbe trovato il frutto, pur sapendo che non era la stagione dei frutti? Ecco, questo è il punto da esaminare. Prima di entrare nel merito del fatto è necessario che consideriamo un altro avvenimento, accaduto in riguardo il pagamento del tributo chiesto a Gesù, Matteo 17: 27 Ma, per non scandalizzarli, va' al mare, getta l'amo e prendi il primo pesce che verrà su. Aprigli la bocca: troverai uno statere. Prendilo, e dallo a loro per me e per te. Come è possibile, in questo caso, che Gesù sapesse che il pesce avrebbe avuto una moneta in bocca e specificatamente si trovasse nel primo pesce che l’apostolo avrebbe pescato? Riteniamo che ciò è avvenuto, poiché, chi aveva dato il comando era il Creatore, per cui, la natura ubbidendo, ha perfettamente corrisposto a Gesù la sua richiesta. Diversamente è successo nella storia del fico, che pur non essendo la stagione dei fichi, al desiderio del Creatore, il fico avrebbe dovuto provvedere il frutto al Creatore. Allora, quali sono stati i motivi? Si suppone con larga possibilità, che l’albero di fico abbia ascoltato il suggerimento di satana, che non essendo la stagione dei fichi, l’albero non era tenuto a dare il frutto al Creatore. Questa giustificazione sembra del tipo di quella risposta che ha dato satana ad Eva in riguardo al mangiare del frutto della conoscenza del bene e del male, che lei e Adamo sarebbero diventati come dii. Quindi, se nel giardino, satana, agì sulla deviazione indiretta di un ordine di Dio, nel caso del fico, satana, agì direttamente contro il Creatore, convincendo l’albero a non dare il frutto, con lo scopo di danneggiare direttamente Gesù.  Ecco che Gesù si adirò e seccò il fico all’istante. A questo punto ci facciamo la domanda: che differenza c’è tra la prima interpretazione riferita ai sacerdoti e questa? Che nella prima si evidenzia la giusta critica di Gesù verso i sacerdoti, in questa, si scopre la sua potenza. L’ira di Gesù ha avuto una ripercussione grave su un altro fatto avvenuto subito dopo in Gerusalemme. Avendo Gesù deciso di entrare nel Tempio, vide accanto all’entrata, una sorta di mercato ove si vendevano colombi per l’offerta. Sdegnatosi rovesciò le tavole dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombi. La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti. Ma voi ne avete fatto un covo di ladroni, Egli disse. E’ chiaro che Gesù risentita l’azione della negazione dell’albero di fico, con la stessa reazione intervenne a ripristinare quel luogo corrotto, come secco il fico. Se i fedeli pensavano di agire correttamente come agì il fico, corretti non erano per la volontà di Dio.
Pace fede nel Signore