sabato 1 novembre 2014

DAMMI DA BERE


Il tempo scandisce anche la periodica mozione dei corpi celesti e segna sulla terra il susseguirsi dei giorni che misurano le ore della nostra vita. Il continuo muoversi dell’uomo per sopravvivere gli produce stanchezza, la quale, lo costringe a fermarsi per avere riposo. A questa legge fu sottoposto Gesù che lasciata la Giudea, affaticato da una giornata di cammino, cercò di riposarsi poggiandosi ai bordi del pozzo costruito da Giacobbe.  Esso conteneva dell’acqua, ma il Maestro, sia perché non aveva per le mani una secchia per mandarla giù nel pozzo sia per il sopraggiungere di una donna samaritana, ne approfittò per chiederle da bere. Ma lei lo questionò con distacco e senso di rivendicazione.  Il quel momento, a causa della discussione, sembra che Gesù non abbia neppure bevuto. Giovanni 4:7 Ed una donna di Samaria venne, per attinger dell’acqua. E Gesù le disse: Dammi da bere. La donna replicò a Gesù, dicendogli come mai un giudeo avesse chiesto da bere a una samaritana che tra i due popoli regnava, da qualche tempo, divisione e dissenso? Gesù, in quel momento si fa protagonista della discussone per mandare al mondo un monito di conciliazione e di carità a quello che la donna aveva dato impulso di rivendicazione. Il quadro della richiesta dell’acqua richiama chiaramente all’attenzione il momento del prossimo sacrificio di Gesù sulla croce ove, vedendo il futuro, in quel luogo dopo aver chiesto al soldato dell’acqua, gli avrebbero dato invece aceto. I due avvenimenti della samaritana e quello della croce, sebbene dissimili, presentino uno stesso significato della sua sete con riferimento alla cruda e consapevole realtà che lo attendeva. Nel pozzo, quando Gesù chiese alla samaritana da bere, lei rappresentò il mondo che polemizzando offrì a Cristo l’acqua che disseta per un poco, mentre Egli offrì l’acqua della vita. Tuttavia, quando Gesù si trovò sulla croce e chiese quell’acqua, il mondo gli offrì l’aceto. L’uomo ha nulla da offrire a Dio solo acqua che poco disseta e aceto di falsità. Eppure, nel momento che Gesù fu trafitto, diede al mondo l’acqua che fuori uscì dal suo corpo la vita e con il suo sangue la salvezza.  Così Gesù ha potuto dire alla samaritana: Se tu conoscessi il dono di Dio, e chi è colui che ti dice: Dammi da bere, tu stessa gliene avresti chiesto, ed egli ti avrebbe dato dell’acqua viva. A questo punto può l’uomo giustificarsi difronte a Dio avendo fatto quello che ha fatto la samaritana e il soldato, per il fatto che non conobbero Gesù, come Figlio di Dio? Dio lo sa. Oggi per la poca fede che abbiamo e il poco amore per Sacre Scritture, dobbiamo sentirci responsabili della nostra condotta, essendo che, molti dii pagani stanno invadendo la nostra coscienza che lentamente ci fanno voltare le spalle a Dio. Così, il ministero di Gesù per la salvezza di tutti oggi è letto con poco interesse e poco amore. Come vorremmo essere stati noi al posto della samaritana oltre a offrirgli l’acqua avremmo certamente seguito Gesù in ogni luogo. Questa decisone di seguire Gesù ci viene suggerita dal Consolatore che ci sta rendendo più sensibili alle esperienze dello spirito ma allora era diverso, l’uomo era ancora cieco della conoscenza del divino.  Così, in definitiva, come la samaritana è andata al pozzo perché aveva bisogno di bere così noi avremo bisogno di bere dell’acqua della vita che esce dal Trono di Dio e di Gesù nella Gerusalemme celeste.  

Pace e fede nel Signore.

 



giovedì 2 ottobre 2014

LEGATO AL CIELO



La terra e il cielo, combinazione della creatività che si fonda in una simbiosi evolutiva di materia e fantasia. Essi rimangono assoggettati ai codici inesorabili della natura e si affievoliscono con andamento silenzioso e mistico a Dio Creatore che domina l’universo e l’esistenza umana per migliorarne la qualità per altri scopi ignoti, al fine di generare nell’alveo del suo Regno, angeli che saranno parte integrante del suo volere.  
  
La prospettiva della ragione, sviluppatasi in un piano di aderenza morfologica, si manifesta deflattiva a concepire il sistema evoluto dell’Altissimo, e non per nulla, di questa inefficienza d’intendimento, l’uomo lega il suo pensiero a quello di Dio e si sottopone a essere modellato per sopportare la purezza della trasmutazione in divino che assimila il suo spirito a superiore dignità di vita, che già si svela nella sua esistenza terrena, come raggiungimento dell’eterno stato di gloria.  
 
Matteo 16:19  Ed io ti darò le chiavi del regno dei cieli; e tutto ciò che avrai legato in terra sarà legato ne’ cieli, e tutto ciò che avrai sciolto in terra sarà sciolto ne’ cieli.
In questi versi, che preannunziano una regola di vita nel regno di Dio, con il suo unico sentimento di perdono, svela la propria volontà all’uomo, circa l’organizzazione celeste e rivela la facoltà, fin da desso, che ogni uomo possa liberarsi dalla corruzione della carne assumendo questa regola, che se vi è alcuna cosa legata in terra, lo sarà anche nei cieli. Se amo ardentemente da essere legato per tutta la vita, lo stesso sentimento, secondo quanto affermano le Sacre Scritture, sarà legato nei cieli. Da questa concordanza prende origine l’istituto del matrimonio, secondo il volere di Dio.  
Allo stesso modo, dallo sciogliersi dalla concupiscenza con tutti i suoi derivati, sarà un dovere urgente non rimandabile, ed essendo il domani del Signore, dovremo cominciare a trarre un resoconto ora, per liberare la nostra vita, in un modo o nell’altro, da ciò che ci disonora.
Giovanni 17:26 Ed io ho loro fatto conoscere il tuo nome, e lo farò conoscere ancora, acciocchè l’amore, del quale tu mi hai amato, sia in loro, ed io in loro.

Questo legame al cielo deriva dall’amore di Dio verso Gesù, suo Figlio, che scendendo sulla terra ha riflesso la sua Luce per far conoscere agli uomini il suo nome e la grandezza e profondità del suo amore. Non è poca cosa che Gesù abbia vinto sulla croce. Non apparse agli occhi del mondo sconfitto ma fu misericordioso, verso l’uomo ignaro. Egli ancora disse: perdonali perché non sanno quello che fanno, intercedendo fino all’ultimo sospiro per strapparci dall’ira avvenire.
Si è visto che l’amore è strettamente collegato al dolore, e senza di esso non vi è crescita spirituale, unico elemento celeste, che rimane all’uomo dopo la morte.    
Pace e fede nel Signore

lunedì 1 settembre 2014

NASCERE DI NUOVO


Non per caso Dio ha creato il cielo luogo ove la sua volontà ha avuto modo di esternarsi e identificarsi come propulsore dell’universo, nel quale, la materializzazione dell’invisibile è traguardo del divino e rimane per tutti i tempi inconcepibile mistero agli occhi dell’uomo. La manifestazione di Dio nel cosmo, continuando a essere irraggiungibile cognizione della nostra ragione, quest’ultima si piega alla suprema magnificenza della potenza creatrice che ha voluto costituirsi con Gesù, a ragguaglio d’uomo per salvarlo dai suoi limiti d’esistenza.  Così, confidando nelle sue promesse saremo introdotti nel suo luogo, riformati a corpo incorruttibile per acquisire lo stato eterno. Per raggiungere tutto questo è necessario che si nasca di nuovo nella maniera di lasciare il nostro stato carnale e assumere progressivamente la posizione spirituale.  Giovanni cap.3:3 Gesù gli rispose e disse: "In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio". Questo nascere di nuovo, non deve essere inteso, come cambio di posizione di interesse economico o di corrente ideologica ma deve essere una totale trasformazione dello spirito e se è possibile anche e soprattutto dell’anima, essendo che lo spirito appartiene a Dio. La trasformazione in nuova nascita ci apre alla conoscenza di Dio e alla conoscenza dello scopo della nostra vita su questa terra. Nel momento che si decide la scelta di passare definitivamente allo stato della nuova nascita, dobbiamo costituirci in un unico corpo con Cristo e incominciare a seguire la sua volontà dichiarata.  Ezechiele 18:32 Conciossiaché io non mi diletti nella morte di chi muore, dice il Signore Iddio. Convertitevi adunque, e voi vivrete. La morte, se rappresenta il lato oscuro dell’esistenza dell’uomo e se pur egli ne conosce il dolore, disconosce gli effetti gloriosi divini del dopo morte. Dio ci infonde la necessaria fede di affrontare il cambiamento spirituale per ottenere la nuova nascita. Come prima fase, bisogna morire spiritualmente in questa terra per conoscere la grazia di Dio e dopo morire materialmente, perché l’anima possa acquisire le condizioni di incorruttibilità, sufficienti, per vivere in eterno. A questo prende corpo l’opera salvatrice di Cristo, che per primo ha mostrato il percorso che ha completato vittoriosamente per noi sulla croce e sui cieli.  Nascere di nuovo in Dio, è quindi un valore spirituale universale che ci rende testimoni della sua volontà, che ab antico l’ha scritta nei nostri cuori.  Tutti possiamo attuare il cambiamento, esso costa sacrifici e limitazioni per il raggiungimento della completa trasformazione dal concetto del mondo che ci porta ad aprirci al valore divino, che vale più di tutto l’oro del mondo.

Pace e fede nel Signore.

 


IL NASCERE: il nascere dell’uomo è un avvenimento morfologico per la terra e una gioia per il cielo, ma è un impegno per Dio che salva. 

IL VIVERE: durante la nostra vita capiamo la differenza del tempo e dell’eternità, ma per conoscere Dio, è necessario capire la differenza tra la carne e lo spirito.

LA COSTANZA: è il perdurare della volontà che presume l’avverarsi di un avvenimento, ma la fede è l’attesa certa di un dono insperato.

L’ATTESA
La fede dà forza allo spirito
nell’attesa della promessa di Dio,
mentre il suo amore crea vita
anche dove non esiste.