lunedì 6 gennaio 2014

CIELO E TERRA

Cielo e Terra, due entità diverse, una solida l'altra non visibile perché è aria. Leggera, ma nello stesso tempo pesante, invisibile eppure reale, si può comprimere, ma la sua forza può distruggere l'uomo, devastare la natura e la stessa terra.  Eppure, permette di vivere e dà vita a tutto ciò che esiste. Una essenza che non può essere ferita dal tempo perché non invecchia perché resta la stessa, ieri oggi e domani. L'aria è il veicolo per la parola dell'uomo che loda Dio e per la Parola di Dio che salva l'uomo. Il cielo e la terra prendono posto rilevante se non centrale, nella Rivelazione o Apocalisse, ove Dio, concentra tutta la sua missione e l’evolversi del futuro universale basato sulla metamorfosi del l’aspetto e della modifica della terra e dell’uomo. Se la terra contiene l’uomo e la sua esistenza, il cielo sarà il percorso che l’uomo farà quando andrà nel Regno di Dio. Terra e cielo sono collegati come il corpo e l’anima dell’uomo l’uno non può esistere senza la presenza dell’altro, e quindi, la terra senza il cielo. La Parola di Dio corre attraverso il cielo e l’uom la sente coma la voce di un padre che guida i suoi figli. Tuttavia, sia il cielo sia la terra, essi passeranno e una nuova dimora e un nuovo sistema di esistenza ci attende.  Paolo ha avuto una grada e unica esperienza di viaggiare nel cielo e ha capito il mistero della esistenza divina oltre la nostra visione e in nostro pensiero. Matteo 5:5………… Perciocché, io vi dico in verità, che, finché sia passato il cielo e la terra, non pure un iota, od una punta della legge trapasserà, che ogni cosa non sia fatta. Come possiamo collegare questa affermazione, finché sia passato il cielo e la terra, rivelatrice del tempo e della funzione motrice del volere di Dio con l’esperienza di Paolo, che in una occasione eccezionale fu trasportato in spirito o col corpo, Dio lo sa, fino al terzo cielo? Genesi 1:15 E siano per luminari nella distesa del cielo, per recar la luce in su la terra. E così fu. Se nella distesa del cielo vi sono due lunari, il sole e la luna che recano luce alla terra circondata dall’aria, che chiamiamo cielo, la “distesa del cielo” menzionata prima, altro non è, che l’universo. E se Paolo fu al terzo cielo, vale a dire, esso si trova dopo la prima distesa e la seconda distesa di cielo. Sarebbe allora, quest’ultima distesa, il terzo universo? Dio lo sa. Certo è che se il nostro cielo che circonda la terra, deve “passare”, ed esso non ha nulla a che vedere con il terzo cielo descritto da Paolo, che non conosciamo, ne sappiamo ove sia. Tu ed io, come entità fisiche viventi in speranza tra l’evolversi della fattispecie del cosmo in sublimazione, intravediamo l’opera futura della mano di Dio che ci trasporterà come astri nella distesa di cielo che solo Lui illumina e dà vita, ove non vi sarà sole e non vi sarà mare. Senza concepire il valore del tempo, il nostro cuore batte e segna il momento di Dio e sente il suo amore che ci protegge per l’eterno vivere. E allora, la nostra effettività, altro non è, che la proiezione della realtà di Dio nell’invisibile, sarebbe il nostro cielo che muove i nostri sentimenti verso di Lui. La nostra lode, così traportata dal cielo, arriva soave a Dio perché, Egli, si compiaccia della sua creatura formata con le sue stesse mani per la sua gloria. Così non possiamo ignorare Dio, perché se così facessimo, distruggeremmo noi stessi non avendo identità né futuro e saremmo solo degli alberi che si distruggono.

Pace e fede nel Signore

 

 




giovedì 5 dicembre 2013

RICORDATI




Provare a dare un significato alla vita dell’uomo, sarebbe un concetto troppo ampio per essere delimitato da una semplice descrizione. Definirla, significherebbe concettare una elaborazione biologica di esistenza di dati generali e astratti, sulla base di norme valide e intuitive in funzione al rapporto che abbiamo con questo mondo e poi nell’ambito dell’universo. La somma di tutti questi elementi compongono la mente umana che immagazzina notizie a struttura esponenziale e vengono richiamati, al momento, sotto forma di ricordi.   

 Dio, Signore supremo della vita, richiama  gli avvenimenti positivi come benedizioni, e obblighi sanzionatori come maledizioni, per il fine di perfezionare il comportamento dell’uomo,  affinché sia  idoneo all’indefettibile funzione della vita eterna.

Deuteronomio 8:18  Anzi ricordati del Signore Iddio tuo; ch’egli è quel che ti dà la forza, per portarti valorosamente; per confermare il suo patto ch’egli ha giurato a’ tuoi padri, come oggi appare.

Nel valutare la nostra esistenza, il credere in Dio, vuol dire porre il nostro futuro incerto nelle sue mani e il dopo la morte nella sua totale disponibilità. Saremo così, per sua grazia, collocati  nel ciclo dell’essenza infinita, immuni dalla tangibilità del tempo e dalla corrosione. A questo avvenire universale, ci immaginiamo  di essere assunti come cittadini del cielo, in cui Gesù, nella sua prosecuzione della sua opera adotta nuove e puri principi di entità, che non vi sono uguali in tutta la creazione. Così, facendo nostre le Sacre Scritture, rispecchiamo la volontà del Signore, che per noi è condizione “sine qua non” per vivere in eterno.

Ezechiele 33:16  Tutti i suoi peccati, ch’egli avrà commessi, non gli saranno ricordati; egli ha fatto giudicio e giustizia; egli viverà di certo.

Il Signore, non si ricorderà dei nostri peccati, perché Egli è “Dio Buono”.  E al riconoscimento della nostra ubbidienza, fa scattare nel suo cuore il perdono, il quale ci affranca per mezzo del sacrificio di Cristo Gesù. Tutte queste cose, cioè le vie del Signore, bisogna che li ricordiamo facendoli sempre rivivere in noi.

Luca 23:42  Poi disse a Gesù: Signore, ricordati di me, quando sarai venuto nel tuo regno.
Ognuno di noi ha un motivo di dire a Gesù, ricordati di me quando ho volto la mia preghiera a Te dal profondo del mio cuore, quando ti ho cercato e ho implorato il tuo nome e Tu mi hai sempre liberato dal male e mi hai dato vita su questa terra.  Ricordami, o Signore, che solo Tu sei Dio, e che io non lo dimentichi. Se ricordare è rendere attuale la realtà passata involta con espressione di parole e immagini, il ricordare le parole di Dio, è come realizzare la sua presenza, mentre Egli ci solleva con il suo perdono.
Pace e fede nel Signore
Dr. Giuseppe Drago

venerdì 1 novembre 2013

INTER HOMINEM ET DEUM (Il rapporto tra l'uomo e Dio)

L'uomo, acquistando la conoscenza oggettiva della natura, vale a dire, studiando la conformazione delle diverse forme in cui si esplica la materia, si pone al centro della realtà universale come motore evolutivo della creazione, avendo come sorgente illuminante le Sacre Scritture. Esse rivelano che egli non è l’operatore da cui si dipartono i comandi per conquistare la sapienza, ma è solo il  mezzo  con cui il Creatore ha deciso di operare, per alcuni fatti che si compiono in questo angolo di universo. Per operare in questo mondo, l’uomo non è nato da carne, ma prende possesso della carne essendo stata vivificata con il soffio di Dio, mentre l’anima che sta dentro la carne è già stata vivificata ab antico.
1 Corinzi 2:11  Perciocché, fra gli uomini, chi conosce le cose dell’uomo, se non lo spirito dell’uomo, che’ è in lui?
Essendo noi trini, lo spirito che è in noi favorisce il nostro rapporto con Dio e da alimento all’anima nell’attività su questo mondo. Oltre a questo, ci fa capire l’opera del Creatore e ci da coscienza di riconoscere la nostra trasgressione.
La relazione che abbiamo con Dio, la dobbiamo, in primo luogo, al sacrificio di Gesù, che si è impersonato nell’Amore di Dio e al suo potere di salvarci dalla morte.
Potrebbe, allora, l’uomo dimenticare questo  organigramma? No. Per il solo fatto che coesistono almeno due prove. Una, spirituale, che è lo Spirito di Dio che è dentro di noi, che ci da la capacità di intendere e di volere, l’altra, materiale, è il sacrificio di Gesù sulla croce, dalla quale, scorre ancora il suo sangue.   
Essendo Gesù, mediatore tra l’uomo e Dio, come rivelano le Sacre Scritture, l’uomo occupa un posto importante nei piani divini. Non è, solo il suo far parte della creazione, che riflette in lui la potenza di Dio per un fine sconosciuto, ma che ogni cosa fatta, ha un preciso scopo di esistenza che appartiene a una esatta fonte vitale, posta in essere dal suo volere.  
Per potenziare questo rapporto, Dio ha dato all’uomo uno strumento di comunicazione, “la parola”, che apparentemente serve ad esprimersi con i suoi simili sulla terra, ma che il suo eco va oltre lo spazio fino a Dio. Quando guarda le stelle, questo conferma che l’uomo non appartiene alla terra, ma è un cittadino del cielo.
Tessalonicesi 4:17  Poi noi viventi, che saremo rimasti, saremo insieme con loro rapiti nelle nuvole, a scontrare il Signore nell’aria; e così saremo sempre col Signore.
Da questo sappiamo, che la nostra natura non è terrestre ma è una eterna componente esistenziale degli angeli del cielo, per la quale, le nostre virtù umane, conoscitori del bene e del male con quelle angeliche di purezza spirituale, s’incontrano per riformare quello che era dal principio della creazione. Il perfetto, creato dal perfettissimo, Dio. A noi sta la saggezza di distinguere queste diverse funzionalità della natura che opera in noi, ma, dopo che abbiamo riconosciuto che Gesù è l’unico Salvatore. 
Pace e fede nel Signore
Dr. Giuseppe Drago