martedì 30 aprile 2024

GESU’ E I DUE CENTURIONI

 

 

Due situazioni di fatti diversi ma lo stesso miracolo. Un Centurione romano dislogato nello stato del tetrarco Erode si avvicinò a Gesù: Giovanni 4:47 Come egli ebbe udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, andò da lui e lo pregò che scendesse e guarisse suo figlio, perché stava per morire. Vediamo in questo incontro che il comportamento del centurione non è stato meritevole di compassione per il suo dolore, poiché, non ha espresso alcuna umiltà ma ha pronunciato una semplice preghiera formale da lasciare insoddisfatto Gesù che per tale contegno gli ribadì: Giovanni 4:48 Perciò Gesù gli disse: Se non vedete segni e miracoli, voi non crederete. È strano che un ufficiale sottoposto alla gerarchia militare, non abbia espresso soggezione a chi avrebbe dato la vita a suo figlio. Tuttavia, Gesù gli disse: Va, tuo figlio vive. Se tralasciamo la condotta insufficiente di quest’uomo e consideriamo nel complesso che egli ha creduto alla parola di Gesù, ci chiediamo come mai non abbia seguito Gesù fino al luogo dove stava suo figlio per vederlo guarire invece di proseguire il servizio d’ordine?  Solo al ritorno, in atteggiamento diffidente, ha chiesto ai suoi subalterni a che ora avesse cominciato a star meglio suo figlio per assicurassi se l’opera salvifica sarebbe stata eseguita da Gesù. Riflettendo quest’uomo sembra rispecchiare il carattere della società del nostro tempo che, prima di credere in Dio vuole vedere i miracoli e s’è possibile sentire la sua voce e ancora meglio la sua presenza. Con questa pretesa la nostra società non meriterebbe, secondo il nostro parere, il miracolo e nemmeno far sentire la voce di Dio, in accordo al rimprovero che Gesù fece al centurione. Tuttavia, Gesù per amore fece il miracolo e lo perdonò. Diverso è stato il comportamento dell’altro centurione: Matteo 8:8 Ma il centurione rispose: Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di' soltanto una parola e il mio servo sarà guarito.  Esaminando i due casi, vediamo che il primo centurione disse a Gesù di scendere e guarire suo figlio e da questo si suppone che Gesù sarebbe dovuto andare da solo a casa del centurione per guarire suo figlio, mentre il secondo centurione esprime tutta la sua umiltà e sottomissione nel contentarsi solo che Gesù avrebbe salvato il suo famiglio a distanza, senza avere la pretesa che Gesù avrebbe dovuto andare a casa sua. Cosa ci insegnano questi due eventi nei quali appaiono diversi caratteri e un solo amore? Gesù, sulla croce nel suo immenso dolore, nel dire tutto è compiuto, ha assorbito tutte le iniquità degli uomini mentre le opere buone degli altri uomini caritatevoli sono stati elogiate. Infatti, quest’ultimi hanno toccato il suo cuore per la salvezza: Matteo 8:10 Gesù, udito questo, ne restò meravigliato, e disse a quelli che lo seguivano: Io vi dico in verità che in nessuno, in Israele, ho trovato una fede così grande. Mentre gli altri hanno sollecitato solo il suo perdono. Giovanni 4:50 Gesù gli disse: Va', tuo figlio vive. Questo avvenimento deve farci riflettere ad esercitare un carattere umile di fronte a Dio ma anche verso gli altri, poiché, l’umiltà supera ogni morale e ogni virtù creata dall’uomo.     

Pace e fede nel Signore    

 

 

martedì 16 aprile 2024

È MEGLIO AMARE O UBIDIRE DIO

 


Due atteggiamenti che rappresentano il fondamento del carattere umano nella fattispecie morale per godere una pacifica convivenza esistenziale. L’interrogativo che si pone nei confronti di Dio è questo: è più necessario amare Dio o meglio è ubbidirlo. Questo è il problema che ci sfugge per determinare quale sia più coretto se porre prima nella conoscenza di Dio il sentimento di amarlo o l’ubbidienza conforme al suo volere. Poiché, si può amare ma non ubbidire e si può ubbidire e non amare; questa condizione ci lascia in bilico.  Tuttavia, alla base sta un altro fattore: come si può amare o ubbidire se non si conosce? La più grande sfida che ci pone Dio è proprio questa. Dobbiamo amarlo senza conoscerlo, poiché, altri prima di noi lo hanno visto.  Considerando le due fattispecie caratteriali amore e ubbidienza, secondo il nostro parere, converrebbe per prima cosa ubbidire Dio, essendo che è Lui che ci accrescerà la fede di amarlo attraverso la lettura della sua Parola, avendo noi condizionato prima il terreno fertile nel nostro cuore, che ci conduce a conoscerlo.  Giovanni 20:29 Gesù gli disse: Perché mi hai visto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto! E, sebbene non lo abbiano visto possediamo la sua Parola per mezzo della quale, possiamo anche conoscere Dio in Spirito ma soprattutto apprendere le sfumature del suo carattere che è operativo fin dalla creazione del mondo, del presente e del suo progetto per il futuro. Non è facile anzi è impossibile che l’uomo possa vedere Dio e vivere, poiché, Dio non può essere visto. Mosè volle vederlo ma Dio gli mostrò di spalle solo la sua gloria.  Nell’ubbidire Dio, s’innesta un rapporto strettamente personale con Dio e nello specifico con Gesù, avendo Egli assunto la pienezza della persona del Padre sulla terra. Così, non è profittevole seguire le opere dei filosofi, se non per raffinare la nostra mente ad una maggiore sensibilità con la natura. Su tutto questo, cosa centrano le guerre e l’odio che ci opprimono? La guerra fa parte delle capacità difensive dell’uomo per uno scopo che non conosciamo se non assimilarlo al peccato originale. In fondo non intendiamo se  essa è un evento necessario per costruire la complessità dell’uomo. Come sappiamo, la guerra oltre ad essere in Terra è anche nei cieli. Il fatto che l’uomo non sappia i piani di Dio diciamo che è necessario che sia così, essendo che se li sapesse potrebbe, con il suo libero arbitrio, contrastare i piani di Dio anche in buona fede. Ma che tipo di amore possa esserci nei riguardi di Dio se l’uomo non lo vede, essendo che, il tipo di amore che conosciamo è quello terreno? Amare Gesù, per esempio, senza vederlo pone una condizione sentimentale di immaginare la sua persona concretizzata di fronte ai nostri occhi mentre l’amore verso di Lui viene realizzato con la lettura della sua Parola. In questo modo nasce un rapporto tra la realtà uomo e lo Spirito di Gesù che opera e modella il nostro cuore senza che ce ne accorgiamo. Considerando che lo spirito è superiore alla carne perché eterno, nell’amare l’invisibile, proiettiamo l’anima verso lo stato sublime incorruttibile. Da questo proviamo ristoro e pace e un preludo di sensazione eterna.  

Pace e fede nel Signore  

 

martedì 2 aprile 2024

VERAMENTE COSTUI ERA IL FIGLIO DI DIO

 


Questa affermazione rivelatrice della verità divina sconvolge e scuote la durezza dell’uomo e nello stesso tempo è rivelatrice della realtà dell’esistenza di Dio presente tra di noi e soprattutto lo fu nel luogo del sacrificio. La potenza della sua gloria fece tremare la terra e il risuscitare dei morti, imprimendo un profondo stupore all’uomo che si pentì per avere opposto a Gesù il suo odio. Matteo 27:51 Ed ecco, la cortina del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si schiantarono. La prima cosa che notiamo è che lo squarciarsi della cortina da cima a fondo mostra che l’uomo ha profanato il luogo santissimo. Se Davide mangiò per necessità il pane sacro del tempio, lo squarcio della cortina mostra che l‘uomo ha disprezzato Gesù, pane della vita. La cortina squarciata mostrò anche il patto reciso che Dio aveva fatto con l’uomo, significando che da quel momento sarebbe iniziata la tribolazione descritta nell’Apocalisse. La stessa terra testimone del sacrilegio, si ribellò rotolando le rocce in torno a quel luogo volendo dichiarare l’accusa del malfatto dell’uomo.  Ma Dio in quel momento mostrò il suo perdono facendo risorgere i morti dalle tombe. Il suo amore rinnovò il patto all’uomo per dargli la possibilità di riconciliarsi.  Dal suo pentimento l’uomo disse: veramente Costui era Figlio di Dio. Ma per quanto tempo è disposto a riconoscerlo? Non per molto. Già oggi l’uomo ha voltato le spalle a Dio per il fatto che non si fa sentire, sguardando altrove ove regna la miseria intellettiva e la morte. Cambiando vestito, l’uomo sta impersonando il buonismo creato dalla sua ragione, senza sapere che esso è ovattato dalla lusinga di una falsa religione. Così trionfa il paganesimo che è fondato sul calcolo di interessi ed opportunità terreni inidonei a salvare la vita dell’uomo in eterno.  Si vuole che Dio sia sempre buono che perdoni sempre e che ci ascolti del continuo. Ma un Dio del genere che Dio sarebbe? Solo un esecutore della nostra volontà e quindi un servo. Se Dio eseguisse tutto quello che gli chiediamo, sarebbe un Dio inaffidabile e tutto sarebbe una utopia. In tal modo andremmo certamente verso la morte. Ma la confessione del gendarme ci rivela la testimonianza della potenza divina e soprattutto la eterna esistenza di Dio e dall’altro lato il soffio della vita dell’uomo. Nel momento in cui Gesù fu crocifisso, possiamo notare che l’uomo gli aperse le braccia per inchiodarlo ma Gesù li aperse per accogliere tutti nella sua misericordia, ma che, l’uomo non ha capito fino ad oggi. Tuttavia, nel mistero divino gli uomini non sono altro che lo strumento per compiere il suo sacrificio già preordinato ab antico da Dio, ove l’uomo fino ad oggi non può capire se non quando gli verrà rivelato da Gesù nel divino regno. In quel momento fu convertito lo stesso Pilato, che comandò che il corpo di Gesù fosse dato alla sua famiglia per la sepoltura. Egli fu certamente colpito da un profondo risentimento dell’errore fatto, poiché, aveva ignorato l’avvertimento premonitorio della moglie, la quale, aveva avuto nel sogno momenti travagliati di timore: Matteo 27:19 … Non aver nulla a che fare con quel giusto, perché oggi ho sofferto molto in sogno per causa sua. 

Pace e fede nel Signore