sabato 28 ottobre 2023

IL GIUDIZIO E IL PERIRE DELL’UOMO

 

 

Una domanda che suscita un mare di dubi e di paura è quella di sapere come Dio ci giudicherà come imputati o come lavoratori?  Cerchiamo di capire prima se saremo imputati, considerando la determinatezza della volontà di Dio di averci creati. Nel momento della creazione dell’uomo, Dio, ha progettato l’ampiezza delle opere buone e cattive che la creatura avrebbe potuto fare in questo mondo, come l’ingegnere, calcolando il momento flettente, conosce quando una trave possa resistere a un carico di punta.  Da questo principio non possiamo dire che l’uomo sarebbe imputato poiché solo il giudice che osserva la legge ha difronte a se l’imputato che ha fatto un reato, ma Dio, nel momento del giudizio avrà di fronte la sua creatura.  Romani 1:6 Egli renderà a ciascuno secondo le sue opere. Ecco che l’uomo sarà giudicato per le sue opere. Questa condizione non presuppone un giudizio penale come il giudice sentenzia l’imputato ma una restrizione di privilegio che il padrone darà al cattivo lavoratore. Ma come sarà il nuovo sistema di giudizio che andremo ad avere? Vi sarà una differenza che oscura ogni presunzione giustificativa dell’uomo costringendolo ad accettare ex quo il verdetto di Dio?  Romani 1:10 ma gloria, onore e pace a chiunque opera bene; al Giudeo prima e poi al Greco; 11 perché davanti a Dio non c'è favoritismo. Come si nota il Giudeo è primo a sopportare la restrizione o la gloria e l’onore e poi i gentili. Così è stato disposto da Dio e così sarà. Ma quale logica possiamo attribuire per questa differenza di trattamento? Non è discriminazione la scelta ma il Giudeo oltre a conoscere Dio per primo, fa parte del suo popolo. Indice di rispetto e di umiltà e sottomissione alla volontà di Dio.  Detto questo, nasce un’altra questione che ci riguarda personalmente e ci coinvolge a riflettere sulla odierna mancanza di fede o a dirittura disconoscere Dio.  Romani 1:12 Infatti, tutti coloro che hanno peccato senza legge periranno pure senza legge; e tutti coloro che hanno peccato avendo la legge saranno giudicati in base a quella legge.  È bene chiarire che la legge in oggetto è la Parola di Dio cioè le Sacre Scritture che comprendono comandi e divieti, benedizioni e maledizioni e soprattutto insegnamenti di come adempiere la volontà di Dio ma non è la legge dell’uomo che stabilisce il rapporto tra il giudice e l’imputato come detto sopra. Chiarito questo, ci chiediamo come e che significato ha, per coloro che hanno peccato senza la legge, che periranno senza la legge? Non avendo avuto la legge sono diventati legge a sé stessi immuni da essere giudicati. Ma allora, che trattamento avranno se il loro perire, giustamente non dovrebbe essere considerata una colpa? Essi sono ugualmente creature, e Dio, non fa eccezione. Da questo quelli che non hanno conosciuto la legge, dovrebbero godere dei privilegi divini nella loro totalità perché pionieri e progenitori dei fedeli. Infatti prima della norma vi è libertà d’azione, dopo la norma essa deve essere rispettata perché vi è il rigore della legge. Questo principio della legge terrena è la proiezione della legge di Dio. La parola, periranno. Se quelli non hanno colpa della non conoscenza della legge di Dio, con quale colpa dovrebbero essere castigati? Si deduce, allora, che moriranno come tutti moriamo e non saranno giudicati. Diverso è la condizione sé riferita ai nostri giorni, che conosciamo anche per sentito dire la legge di Dio. Ci ricordiamo delle parole non indurite i vostri cuori.  Per noi il giudizio sarà severo perché viene a pesare il sacrificio di Gesù. Se qualcuno non fa mente di riflettere sull’opera salvifica di Gesù la pena sarà rilevante. Non sarà mai da imputato. Secondo il nostro parere, vi sarà una limitazione di privilegio divino che è grave, identificato come l’inferno.

Pace e fede nel Signore   

 

 

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