lunedì 5 aprile 2021

SULLA CROCE O SULLA NUVOLA

 

         Luca 24:51 Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo. Grande e stupefacente fu l’ascesa di Gesù in cielo davanti al mondo che suscita meraviglia ai cuori degli uomini fino a oggi e lo farà fino al suo ritorno. Dal momento della resurrezione di Gesù, solo alla fine del primo secolo, sono state ispirate i Vangeli agli apostoli (2 Timoteo 3:16). La chiesa ha cominciato a dare, da allora, nei diversi concili, una interpretazione e un ordine di insegnamento che vale fino ai giorni nostri. Stranamente, ci accorgiamo che i fatti biblici vengono narrati con poca fedeltà alle Sacre Scritture e spesso vengono inculcati a proprio interesse. Quello che suscita la necessità di un chiarimento sarebbe, a nostro avviso a torto o a ragione, il fatto che si dia troppa enfasi alla commiserazione di Gesù nel momento della crocifissione. Si deve ricordare che non è solo importante la narrazione dell’universale evento sacrificale di Gesù, fatto sulla croce, ripetuto dalla chiesa, con grande partecipazione di dolore, del continuo,  ma più rilevante e quanto mai di più grande valore morale e di consapevolezza divina, sarebbe quello di dare più enfasi alla sua resurrezione, al suo soggiorno tra gli apostoli, alla sua partecipazione alla mensa o all’incontro con Tommaso e in special modo, al suo divino distacco, da questa terra, mentre saliva in cielo.  Se si continua a dare più attenzione o sguardo alla croce, che appartiene alla terra, rischiamo di tralasciare la nuvola che portò Gesù in cielo, che appartiene al divino. Cieco sarebbe l’uomo se guardasse solo Gesù in croce, poiché, non vi sarebbe speranza per l’uomo, essendo che, immagineremmo un Dio che sia morto sacrificato in croce e, quindi, vi sarebbe indirettamente la vincita di satana su Gesù e, questo non corrisponderebbe ai piani di Dio che, invece, portano alla vittoria di Gesù e alla salvezza dell’uomo. Bene è ricordare Gesù sulla croce, ma ancora meglio sarebbe se l’uomo si soffermasse di più alla sua permanenza sulla terra, dopo la sua resurrezione e alla sua divina ed universale ascesa al cielo, allora, il cuore degli uomini sarebbe gioioso della presenza di Gesù e del suo prossimo ritorno. L’umanità avrebbe più coraggio e l’aspettanza più leggera, invece che recitare con improvvisazioni di sofferenza e dolore la crocifissione, poiché, con queste scene si crea indirettamente un soggetto più umano che divino. Gesù, deve essere solo lodato e magnificato. Questa erronea tendenza assidua, di rappresentare Gesù, straziato e ucciso sulla croce, in questi tempi, è così assillante che può creare detrimento alla fede, facendo nascere critiche inopportune sulla esistenza e, per fino, sulla santità di Gesù, come già avviene. L’uomo non si dimentichi che dopo aver presentato la  crocifissione deve ricordare la resurrezione e l’esistenza reale, in carne, di Gesù tra i suoi apostoli e tra i suoi discepoli. Egli, ha parlato con loro nella pienezza della esistenza terrena come tutti noi. Egli vive e non è rimasto in croce. Noi, siamo rimasti ai piedi del legno per chiedere pietà del nostro meschino pensare e del grande errore fatto. Non abbiamo più nessun potere ne permesso di rappresentare Gesù morto. Egli è il vivente e che il suo regno non avrà mai fine. Tutti quelli che non lo hanno accettato piangeranno per non avere capito nulla della sua missione né del significato della salvezza. La croce, oltre a rappresentare il sacrifico di Gesù, la dobbiamo vedere come la spada che ha trafitto il cuore di satana. E’ lì che Gesù ha vinto e ha salvato tutti e poi è ritornato vivente in mezzo a noi. Quest’ultima fase deve rimanere più forte nel nostro cuore.

Pace e fede nel Signore                

 

 

 

Nessun commento: