In riguardo alle divisioni di certi gruppi di fedeli che si ponevano a favore di Paolo o di Apollo o di Cefa, Paolo mette in risalto la diversa attitudine di comportamento che ha verso i Corinzi che è quella di annunziare la testimonianza di Dio non con eccellenza di parola o di sapienza, ma in modo semplice, essendo che, egli non si propone di sapere altro che di Gesù crocifisso. Come possiamo intendere questo ragionamento che Paolo fa escludendo la forma dell’eccellenza del parlare? Se egli è ispirato dal divino come non avrebbe potuto parlare con alta sapienza infusa da Dio? Riflettendo, però, Paolo è conforme allo stile di Gesù che quando era sulla terra per farsi capire dai discepoli parlava in parabole e spesso usava comuni esempi di parole per favorire il popolo ad avere una comprensione immediata. Così, Paolo continua a dire che non solo non usa sapienza di parola ma nemmeno discorsi persuasivi come costringere il popolo ad essere forzatamente d’accordo al suo discorso, ma si premura con partecipazione del suo cuore a dimostrare la potenza dello Spirito di Dio. Tuttavia, egli espone una sapienza proveniente da Dio che nel suo complesso è misteriosa che è stata concepita ab origine per i fedeli e predestinata a glorificare chi apre il proprio cuore a Dio. Quale potrebbe essere questa sapienza? Essa possiamo individuarla se colleghiamo la nostra sapienza acquisita con la conoscenza della parola di Dio, cioè, quella riferita ai frutti dello spirito: la sapienza, l'intelletto, il consiglio, la fortezza, la scienza, la pietà e il timore di Dio. Il parlare con queste attitudini caratteriali, certo che, il seme della parola farà breccia nei cuori di chi ascolta con fede mentre si realizza l’efficacia del messaggio evangelico negli altri che ascoltando darà gloria alla vita. La sapienza divina non è conosciuta ai dominatori di questo mondo ma se anche l’avessero conosciuta non avrebbero dovuto crocifiggere Gesù. Se poteva esserci uno spiraglio per intenderla, la loro avidità di potere e di interesse non lo avrebbero permesso. Ma proprio le cose che occhio non vede e orecchio non sente sono quelle che Dio ha preparate per coloro che lo amano. Perché questa condizione è stata considerata per ricevere la grazia di essere amati da Dio? Dio ha considerato la fede come condizione necessaria e sufficiente per valorare il rapporto dell’uomo con Dio. Questo apre la condizione della sensibilità della carne allo spirito per avvicinare la sapienza dell’uomo a quella divina. La sapienza divina domina su quella dell’uomo, essendo che, a noi Dio l’ha rivelata per mezzo dello Spirito, perché lo Spirito scruta ogni cosa anche le profondità di Dio. Così, chi conosce le cose dell’uomo se non lo spirito dell'uomo che è in lui? Allo stesso modo nessuno conosce le cose di Dio se non lo Spirito di Dio. Questo discorso articolato che fa Paolo con il rapporto tra la sapienza e lo spirito è per evidenziare la sua abnegazione a rispettare le linee di umiltà insegnate da Gesù e non per sminuire la sapienza dell’uomo che è un dono di Dio, ma che l’uomo non la usi con ipocrisia ritorcendola contro Dio, poiché, non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito che viene da Dio, per conoscere le cose che Dio ci ha donate. A questo riferimento, Paolo, parla con le parole insegnate dalla sapienza umana ma che ad operare è lo Spirito che adotta parole spirituali. Così l’uomo non riceve la sapienza di Dio diretta, che l’uomo non potendola contenere la considera pazzia, ma neanche può conoscerla perché è necessario un intendimento spirituale ab origine. Questo intendimento originale lo possiede l’uomo spirituale che giudica ogni cosa mentre egli non è giudicato da nessuno. Questo si riferisce a quegli uomini che dedicano la propria vita al servizio di Dio facendone un solo scopo della vita. Perché è avvenuto che conoscendo la mente di Gesù, quegli uomini spirituali hanno anche conosciuto la mente infinita di Dio. Quindi non esiste una linea di demarcazione tra Dio e l’uomo se quest’ultimo con la sua sapienza permetterebbe un approfondimento per conoscere il divino. Sarebbe come bussare al cuore di Dio per far parte della sua sapienza, così, l’uomo conoscerebbe non solo la grandezza dello Spirito divino ma sentirebbe anche la grandezza dell’amore di Dio.