Tutto
ciò che l’uomo è costretto fare, rappresenta una restrizione della sua libertà
e prende il nome di obbligo. La libertà, tuttavia, non è intesa come il fine
del vivere perfetto né del raggiungimento della felicità, ma dell’ottenimento
di una condizione di vita, dalle tante, una che possa essere assunta dall’essere. Questa
naturale prospettiva, pone dei problemi interpretativi e di adeguamento. Sul
primo punto, la mente si sforza di trovare un proprio sistema che si adatta
alla natura circostante al mutare del tempo, il secondo punto condiziona il
pensiero a elaborare una forma empirica di sistema esistenziale che, in effetti,
non regge quando si confronta con la realtà, essendo che la libertà è stata costituita
su una base ideologica.
I
filosofi, riconoscendo questa insufficienza di adeguamento tra il progetto e
l’attuazione, hanno cercato di intuire sistemi simili di autonomia che si
differenziano tra di loro nel merito dell’oggetto. Tutte queste componenti
filosofiche hanno condotto la società al raggiungimento della libertà odierna, che
adotta una forma speculatrice per trarre il massimo bene dalla natura, senza
spreco di forze. Questo concetto realistico, alla fine, ha fatto sorgere un più
spreco di mezzi e un incremento di obblighi, che stanno portando al fallimento il
sistema preposto di libertà.
Matteo
11:29 Prendete su di voi il mio giogo e
imparate da me, perché io sono mansueto ed umile di cuore; e voi troverete
riposo per le vostre anime. Matteo 11:30 Perché il mio giogo è dolce e il mio peso è leggero!
In definitiva la
prospettiva più eccelsa di libertà è quella offerta da Gesù, che pur l’uomo
teorizzandola pura e senza obblighi, in realtà, anch’essa è sottoposta a
regole, essendo che la libertà senza precetti, agognata dalla presente generazione,
si ridurrebbe ad essere uguale a quella della giungla, ove il più forte
signoreggerebbe su tutti.
Il proposito dettato
da Gesù, che pone come condizione la “gioia” richiamata nel verso, lascia in dubbio
il pensiero. Come può esistere un giogo che possa produrre, oltre all’obbligo, la
gioia? Se il peso è leggero, per
deduzione, anche il giogo deve esserlo. Ma come possiamo intendere il fatto che
produca, gioia?
Se il giogo della
vita terrena è insostenibile, quello leggero di Gesù, che offre una migliore
posizione di esistenza, sarebbe il raggiungimento inaspettato di una miglior
vita, difronte al fallimento dell’uomo di non essere stato capace di trovare una
libertà pura. Ecco che da questo
vantaggio, il cuore sarà gioioso per due ragioni sia per la nuova posizione della
libertà divina sia perché l’uomo servirà Gesù che ha liberato l’umanità
dall’obbligo ingiusto. In questo modo, prende corpo ciò che è la libertà
trascendentale posta oltre il limite del pensiero, quando il cuore cambierà
direzione e seguirà definitivamente il divino, abbandonando il materiale.
La libertà, quella
offerta da Gesù, ci rende mansueti e umili, proprio per acquistare sulla terra,
il carattere del saggio uomo di Dio che supera ogni intelligenza fondata sulla
ragione. A questo punto è necessaria la convinzione della propria insufficienza
per trovare la libertà proposta da Gesù. Quando Gesù disse date a Cesare ciò
che è di Cesare e a Dio ciò che appartiene a Dio, ha esposto la differenza tra
le cose terrene e quelle divine, per cui, la libertà che intende Gesù è diversa
e non ha nessun punto in comune con quella terrena.
Pace e fede nel
Signore
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