giovedì 1 giugno 2017

IL PROCESSO DI GESU'



Incomprensibile la sottomissione di Gesù a farsi giudicare dall'uomo e ancora più come abbia permesso di farsi umiliare oltremodo, senza muover ciglio. Il sacrificio che comprese la morte corporale, a giudizio umano, doveva essere eseguito con dignità e discrezione, trattandosi di Gesù, Figlio di  Dio. Il consentire, la Potenza divina, prima del sacrificio, che la derisione, la corona di spine e la fustigazione fossero eseguite su Gesù, non può essere mai compresa. Questo spettacolo straziante di tortura, ha causato non pochi problemi alla mente degli uomini che Egli sia ricordato tra la gente, ora come vittorioso e vivente alla destra di Dio ora come capro espiatorio del peccato originale. Se il sacrificio di Gesù, rimane un mistero ancor più, la sua sottomissione al processo penale, suscita incomprensione e stupore su come alle interrogazioni poste da Pilato, non si sia difeso arditamente, preferendo il silenzio alle accuse che gli furono rivolte al processo che l’uomo gli aveva preparato come ricompensa dell’amore ricevuto.
Tuttavia, la reticenza di Gesù fece da protagonista nel processo, poiché, in realtà a giudicare gli uomini, fu Lui e non viceversa. Rimane, pur il mistero del suo ostentato parlare. Se in altre circostanze, Egli aveva sgridato gli Scribi e i Farisei, chiamandoli, vipere, come non avrebbe dovuto ora, di fronte a un giudizio storico e unico degli eventi divini, marcare la sua verità prima di accingersi al sacrificio? Nelle poche parole dette, Egli, ha rivelato avvenimenti divini senza precedenti e pur non è stato capito.[1] Sarebbe stato interessante se Pilato e la giuria, avessero espresso interesse di sapere cosa, Egli, avesse inteso dire sedere alla destra della Potenza e venire sulle nuvole del cielo. Se è vero che i segni divini Gesù li ha manifestati, nel processo e tra la folla, vero è anche che la mente degli uomini, fu accecata dall’intendere quelle vie, pur essendosi espressa conforme alla legge di Dio.
Certo è, che in quel momento prese vantaggio l’odio che radicandosi nei loro cuori li annebbiò da renderli incapaci di accettare la più elementare prova. Gesù non parlò e non si difese, poiché, vide che il male aveva già compiuto il suo corso mentre la sua vittoria lo attendeva sulla croce. In quel momento, Dio era presente, essendo che suo Figlio Gesù, stava sotto le forze avverse, non costituite da altro dio, ma dalla complessità della natura divina che lascia l'uomo confuso fino a oggi. Partendo dall’attenta valutazione che Dio è uno, si deve ipotizzare che tutto fa capo a Dio e alla sua complessa e infinita sapienza. Così, se Dio fu presente nel momento in cui, Abramo stava per sacrificare Isacco, certo fu presente quando Gesù era sulla croce e disse, Padre perché mi hai abbandonato?  Se Dio provò Abramo per poi considerarlo suo amico, non sarebbe stato presente nel momento del sacrificio di Gesù, che era suo Figlio? Da questo si deduce che Egli era anche presente nel processo, anzi era il suo Spirito, in Gesù, che parlava, essendosi già incorporato, prima, nel momento del battesimo. Si deduce ancora che il nemico abbia avuto facoltà di sottoporre Gesù alla prova, come Dio lo permise con Jobbe, infatti, Giovanni 19:11 Gesù rispose: Tu non avresti alcun potere su di me se non ti fosse dato dall’alto………
Il fatto che Gesù gridò, Padre mio perché mi ha abbandonato, è stato, per certi versi, l’estremo dolore di Gesù uomo che rispecchia la stessa emozione umana di quando Giovanni chiese se Gesù fosse il Messia, prima di essere decapitato. Ci si chiede Gesù, Figlio di Dio, come avrebbe mai ceduto di fronte al dolore? Se Egli è sceso dal cielo e si è incarnato, assumendo tutte le proprietà, divenendo vero Dio e uomo? Che lettura si possa dare a quest’avvenimento che ancora oggi confonde la mente umana? 
Pace e fede nel Signore



[1] Matteo 26:64  Gesù gli disse: Tu l’hai detto! Anzi io vi dico che in avvenire voi vedrete il Figlio dell’uomo sedere alla destra della Potenza, e venire sulle nuvole del cielo.