Sappiamo che Dio, dal nulla ha creato
l’esistenza di tutte le cose nel loro stato di visibilità e invisibilità e che si
alimentano e si trasformano per mezzo
della sua divina luce. Essa non solo
illumina i corpi celesti ma è sapienza per chi vive dentro di essi. Come
possiamo intendere questo effetto polifunzionale se un asteroide cadendo
distrugge, il terremoto devasta, il fuoco disintegra o ancora, le guerre
uccidono l’uomo, gioiello del creato? Questi avvenimenti, negano ciò che la
mente umana ritiene giusto o il giusto poggia su una realtà illusoria sottoposta
a un temporaneo aggiustamento del creato?
Se è sì. Come possiamo leggere l’onnipotenza e l’infallibilità di Dio? Ha l’uomo, la mente o gli strumenti per
valutare il mistero che lo circonda e riconoscere ciò che gli manca per
ottenere la totale comprensione della mente di Dio? Se la sua ricerca sembra proiettarsi all’infinito,
è in realtà, una funzione che tende a una costante? Tutti questi interrogativi sono
chiariti con una sola parola, Giovanni 1:48
Natanaele gli disse: Come fai a
conoscermi? Gesù gli rispose, dicendo: Ti ho visto quando eri sotto il fico,
prima che Filippo ti chiamasse. I poteri che chiariscono questa risposta
non possono essere né contenute né ipotizzati dalla mente umana, se non fosse
Dio stesso ad aprire la mente alla conoscenza divina. Infatti, l’uomo ha un
limite. Si ricorda che come lui non può vedere la gloria di Dio e vivere, egli,
non può contenere la conoscenza divina e sopravvivere, essendo che possiede solo
una proiezione delle diverse conoscenze divine. Di fronte a questo immane
mistero di sapienza, l’uomo si arrende e risponde come fece il discepolo,
dicendo: Giovanni 1:49 Natanaele,
rispondendogli, disse: Maestro, tu sei il Figlio di Dio tu sei il re d’Israele.
L’uomo riconoscendo la propria inferiorità si abbassa e si pone alla
disponibilità di Gesù, come strumento della sua volontà. Tuttavia, se Dio ci
conosce senza vederci in tutti i modi possibili e impossibili, l’uomo conosce Dio
durante la vita, leggendo la sua Parola. Essa è come una scala simile a quella vista
da Giacobbe, in visione, per cui, più si sale più, si conosce Gesù e il suo
rapporto che ha col Padre. La conoscenza che ci è stata concessa, si può immaginare
a gradi e scresce come il salir d’una scala che porta a incontrare Dio. Giacobbe,
con la sua visione, ha rivelato la via della conoscenza divina e se, la scala verso
il cielo rivela la struttura della cognizione superiore, si deduce che la conoscenza
di Dio, che non avendo appoggio è stabile sulla sua Parola, regge la mozione e
l’esistenza dell’universo. Così le nostre teorie segnano il percorso per arrivare
a una scienza superiore basata sul comando verbale e non su regole scritte. Da questi
presupposti la fede è la chiave che permette all’uomo di aprire un varco verso
la comprensione divina e ottenere il premio di appartenere al mondo misterioso
e eterno di Dio.
Pace e fede nel Signore
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